La F.U.C.I., Federazione Univesitaria Cattolica Italiana, nata nel 1896 dall’unione di circoli universitari cattolici esistenti in alcune città d’Italia, è una aggregazione ecclesiale di gruppi di studenti universitari che, negli anni dello studio e della formazione, vogliono percorrere insieme un cammino di fede e di crescita culturale, vivendo un’esperienza di Chiesa nel solco della tradizione centenaria della Federazione

domenica 27 maggio 2012

Stefano Nannini nuovo presidente nazionale maschile della Fuci!!!!!!!!!!


COMUNICATO STAMPA

STEFANO NANNINI NUOVO PRESIDENTE NAZIONALE MASCHILE DELLA FUCI

Il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana ha nominato Presidente Nazionale Maschile della FUCI per il biennio 2012 – 2014 Stefano Nannini della diocesi di Lucca.
Nannini, 24 anni, del gruppo FUCI di Lucca è studente della Laurea Magistrale in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Pisa.

L'intera Federazione esprime i migliori auguri per un proficuo lavoro a Stefano Nannini e contestualmente rivolge ad Alberto Ratti, Presidente Nazionale uscente, il più vivo ringraziamento per la dedizione e l'impegno profusi in questi due anni.

In questi giorni ha iniziato il suo servizio in FUCI anche il nuovo Vice Presidente Nazionale Maschile, Giambattista Coltraro, del Gruppo FUCI di Catania, eletto durante i lavori del 61° Congresso Nazionale di Urbino, svoltosi a fine aprile. A Giambattista Coltraro rivolgiamo gli auguri per l'incarico al quale è stato chiamato e al contempo ringraziamo Andrea Minardi per il servizio svolto nel biennio appena concluso.

Roma,  25 maggio 2012


UFFICIO STAMPA FUCI
via della Conciliazione, 1
00193 – Roma
tel. 331.17.77.861


Noi del Gruppo Fuci di Lucca facciamo a Stefano i più sinceri auguri per il suo incarico e vogliamo esprimergli la nostra vicinanza: Forza Stefano, sei e rimarrai sempre uno di noi!!!!!!!!!!!!!
Siamo sicuri che metterai in questo incarico lo stesso impegno e la stessa dedizione che ti accompagnano in ogni cosa.

giovedì 3 maggio 2012

incontro del 19 aprile 2012


Psichiatria e potere: come la pazzia è stata vissuta dalla società.

L’incontro del 19 aprile è stato tenuto dal Professor Lastrucci, psichiatra, il quale ha declinato il tema del semestre con riferimento a quella che è stata la sua esperienza professionale negli ospedali psichiatrici sin dalla metà degli anni sessanta.
La descrizione da lui fatta si è concentrata sulle differenze tra il sistema statunitense, in cui ha lavorato in un primo momento, e quello italiano.
L’organizzazione dei manicomi negli U.S.A. prevedeva una diagnosi interdisciplinare, la cui sintesi doveva dare indicazioni operative. Poteva poi essere rivista a seconda di come si modificava la situazione del paziente. La situazione era quella di un’”Umanità schiacciata e abbandonata” , gestita in modo impersonale, ma con un alto livello professionale.
Il panorama italiano invece era totalmente diverso, e le mancanze appaiono evidenti. Il Professor Lastrucci comincia a lavorare a Lucca nel 1967: qui l’organizzazione è ”medievale”, chiusa, simile a un carcere, i pazienti sono divisi in sezioni maschili e femminili, senza aggiornamenti dei trattamenti a cui vengono sottoposti rispetto al mutamento delle loro condizioni sanitarie. Essi sono circa 1000, i medici 6; non vi sono altre figure professionali. Ma il rapporto che si instaura è più umano, i familiari visitano i pazienti(al contrario di ciò che avviene negli Stati Uniti). I casi di dimissioni sono rari, e disciplinate dal direttore dell’istituto, che ne risponde direttamente al tribunale(che a sua volta deve convalidarle)(L. 36/1904) La situazione comincia a cambiare con la L 431/1968 Mariotti: si prospetta una libertà insperata grazie alla possibilità di ammissioni e dimissioni volontarie del paziente. I manicomi diventano “ospedali psichiatrici”, vengono incrementate le uscite, abbattuti i muri e i cancelli. Tuttavia esso mantiene le sue caratteristiche di struttura di emarginazione, che ha sostanzialmente lo scopo di tenere lontani dalla comunità di origine i pazienti. Il discorso psichiatrico continua ad essere qualcosa di non capito, misterioso, che, dando luogo a comportamenti violenti, le famiglie di origine difficilmente riescono a gestire.
Con la legge Basaglia(180/1978) le cose cambiano radicalmente e, sulla scia delle numerose teorie fiorite nel decennio precedente, comincia a modificarsi l’idea dell’ospedale psichiatrico(non più luogo di reclusione ed emarginazione)e più in generale della malattia psichica, nonostante i passi da fare siano ancora molti e difficili.
Se consideriamo la malattia mentale soltanto in senso medico organicistico sbagliamo: il cervello non è un organo come gli altri; funziona perché viviamo in un mondo di relazioni interpersonali: esse gli forniscono gli stimoli che gli servono per funzionare.
“Malattia mentale” è un mito ideato per mascherare i conflitti morali delle relazioni umane. Ciò porta con sé una forte istanza etica : essa è rivelatrice del ruolo che l’individuo si trova a giocare per superare le difficoltà del mondo in cui si trova.
 (Relazione del Prof. Lastrucci riassunta da Chiara Tomei)