La F.U.C.I., Federazione Univesitaria Cattolica Italiana, nata nel 1896 dall’unione di circoli universitari cattolici esistenti in alcune città d’Italia, è una aggregazione ecclesiale di gruppi di studenti universitari che, negli anni dello studio e della formazione, vogliono percorrere insieme un cammino di fede e di crescita culturale, vivendo un’esperienza di Chiesa nel solco della tradizione centenaria della Federazione

venerdì 26 marzo 2010

Incontro di giovedì 25 marzo

L’amore per la società e per la polis
L’esempio di GIORGIO LA PIRA


Giorgio La Pira nasce a Pozzallo, nel sud della Sicilia, il 9 gennaio 1904.Diplomatosi in ragioneria nel 1921, La Pira viene convinto dal suo insegnante di italiano, Federico Rampolla Del Tindaro, a proseguire gli studi. Consegue la maturità e si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza. Conosce monsignor Mariano Rampolla Del Tindaro, fratello di Federico, che diviene sua guida in una intensa vita spirituale.
Nel 1924, durante la Messa di Pasqua succede qualcosa che lo porta a consacrare la vita a Dio. È il giorno che i biografi indicano come data della sua conversione. La Pira dunque decide di consacrarsi a Dio: il suo desiderio però è di svolgere il suo apostolato nel mondo. In "lettera alla zia Settimia" afferma:"la finalità della mia vita è nettamente segnata: essere nel mondo il missionario del Signore: e quest'opera di apostolato va da me svolta nelle condizioni e nell'ambiente in cui il Signore mi ha posto.”
Il giovane Giorgio La Pira arriva a Firenze nel 1926, seguendo il professore con cui sta preparando la tesi in storia del Diritto Romano. Viene per laurearsi, e ci rimarrà tutta la vita. A Firenze La Pira studia, insegna, partecipa alle attività caritative della San Vicenzo de'Paoli.
Nel frattempo, rinnova l’adesione al Terz’ordine Domenicano, e sceglie come abitazione una cella nel convento di San Marco. Qui resterà fino a che la tendenza a ammalarsi di bronchite non lo costringerà a trasferirsi; ma tornerà spesso a pregare e a condividere la mensa con i frati. Il desiderio di consacrarsi a Dio lo porta anche ad essere tra i fondatori, nel 1928, dell’Istituto dei Missionari della Regalità di Cristo, voluto da padre Agostino Gemelli, un istituto secolare presso il quale prenderà i voti di povertà, obbedienza, castità.
È proprio dagli impegni di carità che nascerà la passione per La Pira per la politica che per lui è un modo più efficace per fare del bene. La Chiesa da tempo aveva capito che il crollo del regime fascista era vicino e si doveva preparare una classe politica nuova, in grado di diventare protagonista nella ricostruzione della società: il giovane La Pira occupa un ruolo importante.
La Pira partecipa agli incontri clandestini che sin dal 1940 si svolgono a Milano, nell’ambito dell’Università Cattolica, insieme a Giuseppe Dossetti, Giuseppe Lazzati, Amintore Fanfani. In quegli stessi anni, viene invitato spesso ai raduni del Movimento Laureati Cattolici e della FUCI ; quando, nel 1943, a seguito di questa intensa attività viene redatto il “Codice di Camaldoli” vero e proprio manifesto di impegno politico elaborato da intellettuali e studiosi cattolici, La Pira figura ufficialmente tra gli esperti consultati per la stesura del documento.
Nel 1939 fonda la rivista “Principi”, sulle cui pagine difende in maniera coraggiosa il valore della persona umana e la libertà e che viene soppressa dal regime fascista. Nel periodo delle persecuzioni razziali si dedica anche ad aiutare famiglie di ebrei a nascondersi nei conventi.
In questo periodo tiene corsi di dottrina sociale all’università Lateranense nei quali La Pira sottolinea l’urgenza, per i laici cristiani, di passare dalla preghiera all’impegno sociale: nasce “La nostra vocazione sociale”.
All’interno della Costituente, La Pira fece parte della prima sottocommissione, quella che scrisse i “Principi fondamentali”. Fu tra gli artefici del dialogo tra gli esponenti cattolici (tra gli altri Giuseppe Dossetti, Giuseppe Lazzati, Amintore Fanfani, Aldo Moro) e i rappresentanti di altre correnti ideologiche (i socialisti Lelio Basso e Piero Calamandrei, il comunista Palmiro Togliatti).
In Parlamento, insieme a Fanfani, Dossetti, Lazzati, compone il gruppo dei “professorini”: intransigenti nel porre come priorità assolute le questioni sociali e la lotta alla disoccupazione, sono spesso in contrasto con i vertici del governo e della Dc.
Come sottosegretario al lavoro nel primo governo De Gasperi, La Pira si trovò spesso a svolgere un difficile ruolo di mediatore in aspre battaglie, tra sindacati agguerriti, industriali non disposti a cedere e i ministri del bilancio e delle finanze poco inclini alla trattativa.
Seguendo gli economisti inglesi Keynes e Beveridge, La Pira indica, come obiettivo fondamentale dell’azione politica, la “piena occupazione”: dare lavoro a tutti non è un miraggio, ma un obiettivo possibile. La politica doveva rispondere, diceva La Pira, alle “attese della povera gente”: proprio questo è il titolo di un suo famoso articolo, che suscitò un profondo dibattito.
Nel 1951 La Pira accetta, a seguito di forti pressioni esercitate anche da autorità religiose, di fare il Capolista per la Democrazia Cristiana nelle elezioni amministrative del 10 e 11 giugno. Decisivo per l’accettazione il progetto di dare una risposta concreta e globale alle emergenze nuove della politica soprattutto dopo l’esperienza di governo che seguì quella alla Costituente. In seguito alla vittoria della coalizione quadripartita (DC, PLI, PRI, PSDI), La Pira, cui erano andate oltre 19000 preferenze, viene eletto per la prima volta Sindaco di Firenze, prendendo il posto di Mario Fabiani, che aveva guidato nei quattro anni precedenti una giunta di sinistra. La Pira trova a Firenze il terreno più adatto in cui svolgere il suo impegno politico. La città diventa il laboratorio in cui mettere in pratica le sue idee, rivolgendo il suo impegno ai problemi concreti della povera gente.
Il nodo più drammatico da sciogliere è quello emergenza casa. La Pira è preoccupato per l’aumento degli sfratti: vara un programma di edilizia pubblica (le “case minime”) e, per fronteggiare l’emergenza, chiede ad alcuni proprietari immobiliari di affittare temporaneamente al Comune una serie di appartamenti vuoti. A seguito delle risposte negative, ordina la requisisizione degli immobili .
Da sindaco, Giorgio La Pira non ha trascurato lo sviluppo industriale, commerciale, finanziario di Firenze.Tra le tante cose realizzate sotto la sua amministrazione, la Centrale del Latte, il Mercato ortofrutticolo di Novoli, la rete delle farmacie comunali, la ricostruzione dei ponti distrutti dai nazisti, il quartiere dell’Isolotto.
Ma il “pezzo” di economia fiorentina e nazionale a cui La Pira ha legato per sempre il suo nome è senza dubbio la Pignone.La Pignone si era ingrandita nel periodo bellico producendo armi. Dopo la guerra aveva tentato di riconvertirsi nel campo dei telai tessili, ma con poco successo. La società proprietaria, la Snia Viscosa, aveva già ridotto il personale: quando, nel novembre 1953, annunciò la chiusura degli stabilimenti, gli operai occupano la fabbrica e La Pira si schiera pubblicamente dalla loro parte. Non solo per difendere il diritto al lavoro ma con una chiara strategia per l’economia della città. Con gli operai, nasce l’idea di utilizzare negli impianti di estrazione del petrolio le turbine prodotte dall’azienda.
Questa, specializzandosi in questo tipo di produzione, avrebbe potuto diventare strategica per l’Eni di Mattei, che era in grande espansione grazie ai contatti (anche questi stimolati dall’azione di La Pira) con i paesi arabi.Dopo una lunga trattativa, il 9 gennaio 1954 l’accordo viene firmato e per la Pignone (diventata “Nuovo Pignone”) inizia una stagione di grande crescita. La fama di questo singolare personaggio, che i fiorentini chiamano ormai il “sindaco santo”, giunge presto anche all’estero.Per la sua attività, La Pira riceve però anche attacchi di ogni tipo. Viene accusato di fare il gioco dei comunisti; il giornale fiorentino La Nazione lo attacca quotidianamente, lo chiamaAlle elezioni comunali del 1956 La Pira, per quanto osteggiato dai poteri forti, riscuote un grande sostegno popolare.Però la nuova legge elettorale rende più instabile la maggioranza: La Pira è eletto sindaco ma dopo un anno deve lasciare la guida del Comune a un commissario prefettizio. Alle elezioni comunali, nel 1960, sarà di nuovo il più votato e guida la sua terza amministrazione, dal 1961 al 1965, sostenuto da una coalizione DC-PSDI-PSI. La costruzione di 17 nuove scuole, la sistemazione dell’acquedotto, il varo del nuovo piano regolatore, la valorizzazione dell’artigianato fiorentino e del Maggio musicale, sono i punti intorno ai quali si concentra il suo programma.Contemporaneamente si accompagna il periodo conciliare e la speranza della distensione internazionale .Alle nuove elezioni ottiene ancora un notevole successo, ma il clima politico è ormai deteriorato: in un telegramma al segretario della DC Mariano Rumor e al Primo Ministro Moro La Pira denuncia le trame con cui, nelle segreterie dei partiti e nei “salotti” cittadini, si lavora per mettere fine alla sua singolare esperienza di sindaco. In un celebre discorso pronunciato nel 1954 a Ginevra sul “valore delle città” La Pira affermò il diritto delle città a sopravvivere e quindi il dovere degli amministratori di operare per la pace.
Negli anni della guerra fredda convocò a Firenze i Convegni per la pace e la civiltà cristiana , e poi i Colloqui mediterranei. Il punto di partenza era quello della inadeguatezza della guerra a risolvere i conflitti e della inevitabilità del negoziato: l’unica strategia capace di governare l’epoca della decolonizzazione e della presa di coscienza della fondamentale comunanza di destino dei popoli In questa strategia rientrano anche i gemellaggi di cui La Pira si fece promotore, creando legami tra Firenze e le città di tutti i continenti.Andò a Mosca nel 1959, primo politico occidentale non comunista a varcare la “cortina di ferro”: un’esperienza importante che lo vide anche al Cremlino, dove non ebbe timori a sollevare il problema dell’ateismo di stato.Quello a Mosca è solo uno dei suoi tanti viaggi volti ad abbattere i muri, costruire ponti coerentemente con l’ipotesi di fondo (storica e teologica) dell’unità della famiglia umana.Uno dei più delicati fu quello in Viet Nam dal quale riportò una offerta di trattative che avrebbe potuto evitare anni di inutile sanguinosa guerra. Altri viaggi importanti li fece in Medio Oriente: non ci potrà essere pace nel mondo, diceva, finché non ci sarà pace tra cristiani, ebrei, musulmani, quella che lui chiamava la “triplice famiglia di Abramo”.
Dopo il 1965, pur non essendo più sindaco di Firenze, La Pira rimane al centro di mille contatti internazionali: come presidente della Federazione delle Città Unite viene invitato a tenere discorsi e conferenze in tutto il mondo.Si impegna attivamente per la pace e il disarmo e per la distensione in Europa.Parallelamente, si adopera all’interno della Chiesa per il dialogo ecumenico e la responsabilizzazione del laicato. E anche la politica nazionale lo chiama a nuovi impegni. La Pira è in prima linea nelle battaglie per il referendum sull’aborto e sul divorzio e difende con forza il valore della vita, della persona, della famiglia.
Nel 1976, in un clima teso in cui le prospettive di dialogo tra le forze di progresso italiane rischiano, a suo parere, di immiserirsi in puri tatticismi la Democrazia Cristiana gli chiede nuovamente di candidarsi. È eletto deputato, ma la sua salute peggiora gravemente.
Giorgio La Pira muore il 5 novembre 1977.
Il giorno dopo, la salma viene esposta in San Marco: i fiorentini si riversano in massa a salutare il “sindaco santo”, mentre da tutto il mondo arrivano personalità della politica e della cultura, uomini di ogni nazione e religione.
Il 7 novembre, i funerali: in Duomo, il cardinal Benelli afferma: “Nulla può essere capito di Giorgio La Pira se non è collocato sul piano della fede”.

Lorenzo Banducci

mercoledì 24 marzo 2010

incontro di giovedì 18marzo

ALCUNI ASPETTI GIURIDICI DEL FENOMENO IMMIGRAZIONE

Può la politica di uno Stato, specie in un settore molto delicato e ricco di interessi confliggenti come quello dell’immigrazione clandestina, essere orientata da principi ispirati alla “caritas”, all’amore verso il prossimo?

Non solo può, ma secondo me deve, e per una ragione molto semplice: un problema legato all’uomo non lo si risolve se non trattando come un uomo colui che è l’oggetto del problema (nel nostro caso il clandestino). Ho voluto quindi indagare alla ricerca di una legislazione ispirata a certi valori, pervasa da uno spirito di accoglienza e solidarietà. Purtroppo, però, non credo che i nostri legislatori abbiano compreso bene la portata di quelle parole.
Si notano nella legislazione molte incongruenze come ad esempio il fatto che possono essere accettate le iscrizioni dei figli di immigrati stranieri anche se essi sono clandestini, ma il personale non è esentato dall'obbligo di denuncia dei genitori qualora sia consapevole della loro condizione di clandestinità. Delle riforme sull'istruzione degli stranieri ne è stato discusso durante l'incontro(16marzo) a Pisa per la Settimana dell'Università.Importante sarebbe poi, per permettere una maggiore integrazione sociale, la partecipazione degli adulti a dei corsi di alfabetizzazione, ma il secondo comma dell’art. 6 non esenta dall’esibizione dei documenti lo straniero che voglia accedervi. E’ chiaro come questa disposizione accentui il progressivo isolamento sociale del clandestino.
Altri punti principali sono il fatto che chi dà un alloggio a un clandestino è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni, inoltre sono puniti coloro che aiutano gli stranieri a entrare in Italia e coloro che li sfruttano. Questi ultimi commi sono forse i migliori fra tutti quelli trattati precedentemente, anche perché sono chiari e lineari nella loro formulazione e inoltre danno risalto e protezione alle vittime di vere e proprie schiavitù del mondo moderno: sfruttamento sessuale e lavorativo.

Nell’elenco dei reati di “grave allarme sociale” , è stata inclusa l’immigrazione clandestina,(una semplice contravvenzione) insieme ad associazione per delinquere, incendio, pornografia minorile, sequestro di persona, atti persecutori, circonvenzione di persone incapaci, violazione delle norme relative alla prevenzione degli infortuni e all'igiene sul lavoro e delle norme in materia di circolazione stradale, traffico illecito di rifiuti. Ciò non può che lasciare stupefatti! Com’è possibile accostare, accomunare certi illeciti?!

Riguardo alla sentenza n.5856 della Cassazione semplicemente, non è comprensibile, a parer mio, sostenere la maggiore importanza della permanenza regolare sul territorio italiano, rispetto al diritto all’istruzione, diritto di rilevanza costituzionale (art. 34).

Ebbene, nel nostro Paese, ormai da circa vent’anni, l’immigrazione è una realtà; realtà troppo spesso affrontata superficialmente dal legislatore, con un accento di insofferenza e intolleranza per chi, lasciando tutto, si affida alla nostra provvidenza. Inutile negarlo: i nostri governanti non sono stati in grado, almeno secondo me, di risolvere il “problema” immigrazione, o almeno di trasformarlo in una risorsa, perché, miopi, hanno considerato troppo spesso il clandestino alla stregua di un pezzo legno che galleggia nel mare. Se non ricominciamo dalla dignità di uomo, di povero, di prossimo, avremo sempre il problema (ma davvero lo è?) immigrazione. Al catechismo ci hanno insegnato che siamo tutti figli di Dio. A scuola ci hanno ripetuto che siamo tutti uguali… Bene, mettiamolo in pratica!

Stefano Nannini

(Relazione a cura di Serena Capodicasa sulla base di quella fatta da Stefano naturalmente accorciata per non occupare troppo spazio sul blog)


mercoledì 17 marzo 2010

60° CONGRESSO NAZIONALE FUCI



Federazione Universitaria Cattolica Italiana COMUNICATO STAMPA

DOMANI CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL 60° CONGRESSO NAZIONALE FUCI

Sarà presentato domani, giovedì 18 marzo, durante una conferenza stampa che avrà luogo presso il Palazzo Vescovile di Piacenza (via Daveri, 1) a partire dalle 11,30 il 60° Congresso Nazionale della FUCI. Saranno presenti S.E.R. Mons. Gianni Ambrosio, Vescovo di Piacenza-Bobbio, i Presidenti Nazionali della FUCI, Sara Martini ed Emanuele Bordello, il Condirettore della Rivista Ricerca, Marco Zane, l'Incaricato Regionale FUCI dell'Emilia Romagna, Andrea Minardi, l'Assistente Ecclesiastico Regionale FUCI, don Celso Dosi, e i Presidenti del Gruppo FUCI di Piacenza, Chiara Bagnato e Vincenzo Camizzi. Il 60° Congresso Nazionale della FUCI si celebrerà proprio nella città di Piacenza dal 22 al 25 aprile p.v. con il titolo “Un'economia per l'uomo. Quali sfide per il futuro?” e avrà, tra gli altri, relatori del calibro di Tommaso Padoa Schioppa (già Ministro dell'Economia), Ettore Gotti Tedeschi (Presidente dello IOR), Luigino Bruni (Università Bicocca), Alberto Fantuzzo (Agesci). «Si tratta del vero culmine delle attività di quest’anno – affermano Sara Martini ed Emanuele Bordello, Presidenti Nazionali della FUCI - su sollecitazione dell’attualità e dell’enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI dedicate ad affrontare il tema del rapporto tra etica ed economia. Non vogliamo essere meri spettatori passivi di eventi che non dipendono da noi: intendiamo al contrario assumerci tutta la nostra responsabilità di cristiani e di cittadini, per ripensare il modello di sviluppo nel quale siamo immersi, e l’idea di uomo-consumatore che vi sta dietro». I lavori del Congresso, al quale parteciperanno circa 200 studenti universitari provenienti da tutta Italia, avranno luogo nei palazzi più prestigiosi di Piacenza, quali Palazzo Farnese e Palazzo Gotico, e nelle aule dell'Università Cattolica. «Cogliamo l'occasione per ringraziare tutte le istituzioni del territorio piacentino – affermano dalla Presidenza Nazionale della FUCI – la Provincia e il Comune di Piacenza, la Diocesi di Piacenza-Bobbio e l'Università Cattolica del Sacro Cuore per l'accoglienza e il sostegno che ci stanno dando in questi mesi si preparazione dell'evento». Sul sito www.fuci.net è reperibile il programma del 60° Congresso Nazionale. Roma, 17 marzo 2010 UFFICIO STAMPA FUCI via della Conciliazione, 1 00193 – Roma Tel. 331.17.77.861 presidenza@fuci.net www.fuci.net

martedì 16 marzo 2010

Giornata mondiale della gioventù

il 28 marzo verrà celebrata la giornata mondiale della gioventù.
Per Lucca il programma è il seguente:
- Ore 17:30 Ritrovo presso l'Episcopio (dietro la cattedrale di San Martino)
- Via Crucis animata per le vie del Centro Storico
- Cena offerta dalla Pastorale Giovanile
- Ore 21:00 Spettacolo Musicale "Paulus"sulla vita di San Paolo a cura de "La Tenda" c/o i Locali Parrocchiali di San Concordio

«Giovani, non abbiate paura delle domande sul futuro»
Benedetto XVI: l’eternità sia nel vostro progetto di vita

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
BENEDETTO XVI
PER LA XXV GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
(28 MARZO 2010)
“Maestro buono, che cosa devo fare
per avere in eredità la vita eterna?” (Mc 10,17)
Cari amici,
ricorre quest’anno il venticinquesimo anniversario di istituzione della Giornata Mondiale della Gioventù, voluta dal Venerabile Giovanni Paolo II come appuntamento annuale dei giovani credenti del mondo intero. Fu una iniziativa profetica che ha portato frutti abbondanti, permettendo alle nuove generazioni cristiane di incontrarsi, di mettersi in ascolto della Parola di Dio, di scoprire la bellezza della Chiesa e di vivere esperienze forti di fede che hanno portato
molti alla decisione di donarsi totalmente a Cristo.
La presente XXV Giornata rappresenta una tappa verso il prossimo Incontro Mondiale dei giovani, che avrà luogo nell'agosto 2011 a Madrid, dove spero sarete numerosi a vivere questo evento di grazia. Per prepararci a tale celebrazione, vorrei proporvi alcune riflessioni sul tema di quest’anno: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?” (Mc 10,17), tratto dall’episodio evangelico dell'incontro di Gesù con il giovane ricco; un tema già affrontato, nel 1985, dal Papa Giovanni Paolo II in una bellissima Lettera, diretta per la prima volta ai giovani.
1. Gesù incontra un giovane
“Mentre [Gesù] andava per la strada, – racconta il Vangelo di San Marco - un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre». Egli allora gli
disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni” (Mc 10,17-22).
Questo racconto esprime in maniera efficace la grande attenzione di Gesù verso i giovani, verso di voi, verso le vostre attese, le vostre speranze, e mostra quanto sia grande il suo desiderio di incontrarvi personalmente e di aprire un dialogo con ciascuno di voi. Cristo, infatti, interrompe il suo cammino per rispondere alla domanda del suo interlocutore, manifestando piena disponibilità verso quel giovane, che è mosso da un ardente desiderio di parlare con il «Maestro
buono», per imparare da Lui a percorrere la strada della vita. Con questo brano evangelico, il mio Predecessore voleva esortare ciascuno di voi a “sviluppare il proprio colloquio con Cristo - un colloquio che è d'importanza fondamentale ed essenziale per un giovane” (Lettera ai giovani, n. 2).
2. Gesù lo guardò e lo amò
Nel racconto evangelico, San Marco sottolinea come “Gesù fissò lo sguardo su di lui e lo amò” (cfr Mc 10,21). Nello sguardo del Signore c’è il cuore di questo specialissimo incontro e di tutta l’esperienza cristiana. Infatti il cristianesimo non è primariamente una morale, ma esperienza di Gesù Cristo, che ci ama personalmente, giovani o vecchi, poveri o ricchi; ci ama anche quando gli voltiamo le spalle.
Commentando la scena, il Papa Giovanni Paolo II aggiungeva, rivolto a voi giovani: “Vi auguro di sperimentare uno sguardo così! Vi auguro di sperimentare la verità che egli, il Cristo, vi guarda con amore!” (Lettera ai giovani, n. 7). Un amore, manifestatosi sulla Croce in maniera così piena e totale, che fa scrivere a san Paolo, con stupore: “Mi ha amato e ha consegnato se stesso per me” (Gal 2,20). “La consapevolezza che il Padre ci ha da sempre amati nel suo Figlio, che il Cristo ama ognuno e sempre – scrive ancora il Papa Giovanni Paolo II -, diventa un fermo punto di sostegno per tutta la nostra esistenza umana” (Lettera ai giovani, n. 7), e ci permette di superare tutte le prove: la scoperta dei nostri peccati, la sofferenza, lo scoraggiamento.
In questo amore si trova la sorgente di tutta la vita cristiana e la ragione fondamentale
dell'evangelizzazione: se abbiamo veramente incontrato Gesù, non possiamo fare a meno di testimoniarlo a coloro che non hanno ancora incrociato il suo sguardo!
3. La scoperta del progetto di vita
Nel giovane del Vangelo, possiamo scorgere una condizione molto simile a quella di ciascuno di voi. Anche voi siete ricchi di qualità, di energie, di sogni, di speranze: risorse che possedete in abbondanza! La stessa vostra età costituisce una grande ricchezza non soltanto per voi, ma anche per gli altri, per la Chiesa e per il mondo.
Il giovane ricco chiede a Gesù: “Che cosa devo fare?”. La stagione della vita in cui siete immersi è tempo di scoperta: dei doni che Dio vi ha elargito e delle vostre responsabilità. E’, altresì, tempo di scelte fondamentali per costruire il vostro progetto di vita. E’ il momento, quindi, di interrogarvi sul senso autentico dell’esistenza e di domandarvi: “Sono soddisfatto della mia vita? C'è qualcosa che manca?”.
Come il giovane del Vangelo, forse anche voi vivete situazioni di instabilità, di turbamento o di sofferenza, che vi portano ad aspirare ad una vita non mediocre e a chiedervi: in che consiste una vita riuscita? Che cosa devo fare? Quale potrebbe essere il mio progetto di vita? “Che cosa devo fare, affinché la mia vita abbia pieno valore e pieno senso?”
(Ibid., n. 3).
Non abbiate paura di affrontare queste domande! Lontano dal sopraffarvi, esse esprimono le grandi aspirazioni, che sono presenti nel vostro cuore. Pertanto, vanno ascoltate. Esse attendono risposte non superficiali, ma capaci di soddisfare le vostre autentiche attese di vita e di felicità. Per scoprire il progetto di vita che può rendervi pienamente felici, mettetevi in ascolto di Dio, che ha un suo disegno di amore su ciascuno di voi. Con fiducia, chiedetegli: “Signore, qual è il tuo disegno di Creatore e Padre sulla mia vita?
Qual è la tua volontà? Io desidero compierla”. Siate certi che vi risponderà. Non abbiate paura della sua risposta! “Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa” (1Gv 3,20)!
4. Vieni e seguimi!
Gesù, invita il giovane ricco ad andare ben al di là della soddisfazione delle sue aspirazioni e dei suoi progetti personali, gli dice: “Vieni e seguimi!”. La vocazione cristiana scaturisce da una proposta d’amore del Signore e può realizzarsi solo grazie a una risposta d’amore: “Gesù invita i suoi discepoli al dono totale della loro vita, senza calcolo e tornaconto umano, con una fiducia senza riserve in Dio. I santi accolgono quest'invito esigente, e si mettono con umile docilità alla
sequela di Cristo crocifisso e risorto. La loro perfezione, nella logica della fede talora umanamente incomprensibile, consiste nel non mettere più al centro se stessi, ma nello scegliere di andare controcorrente vivendo secondo il Vangelo”
(Benedetto XVI, Omelia in occasione delle Canonizzazioni: L’Osservatore Romano, 12-13 ottobre 2009, p. 6).
Sull’esempio di tanti discepoli di Cristo, anche voi, cari amici, accogliete con gioia l’invito alla sequela, per vivere intensamente e con frutto in questo mondo. Con il Battesimo, infatti, egli chiama ciascuno a seguirlo con azioni concrete, ad amarlo sopra ogni cosa e a servirlo nei fratelli. Il giovane ricco, purtroppo, non accolse l’invito di Gesù e se ne andò rattristato. Non aveva trovato il coraggio di distaccarsi dai beni materiali per trovare il bene più grande proposto da Gesù.
La tristezza del giovane ricco del Vangelo è quella che nasce nel cuore di ciascuno quando non si ha il coraggio di seguire Cristo, di compiere la scelta giusta. Ma non è mai troppo tardi per rispondergli!
Gesù non si stanca mai di volgere il suo sguardo di amore e chiamare ad essere suoi discepoli, ma Egli propone ad alcuni una scelta più radicale. In quest'Anno Sacerdotale, vorrei esortare i giovani e i ragazzi ad essere attenti se il Signore invita ad un dono più grande, nella via del Sacerdozio ministeriale, e a rendersi disponibili ad accogliere con generosità ed entusiasmo questo segno di speciale predilezione, intraprendendo con un sacerdote, con il direttore spirituale il necessario cammino di discernimento. Non abbiate paura, poi, cari giovani e care giovani, se il Signore vi chiama alla vita religiosa, monastica, missionaria o di speciale consacrazione: Egli sa donare gioia profonda a chi risponde con coraggio!
Invito, inoltre, quanti sentono la vocazione al matrimonio ad accoglierla con fede, impegnandosi a porre basi solide per vivere un amore grande, fedele e aperto al dono della vita, che è ricchezza e grazia per la società e per la Chiesa.
5. Orientati verso la vita eterna
“Che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”. Questa domanda del giovane del Vangelo appare lontana dalle preoccupazioni di molti giovani contemporanei, poiché, come osservava il mio Predecessore, “non siamo noi la generazione, alla quale il mondo e il progresso temporale riempiono completamente l'orizzonte dell'esistenza?” (Lettera ai giovani, n. 5). Ma la domanda sulla “vita eterna” affiora in particolari momenti dolorosi dell’esistenza, quando subiamo la perdita di una persona vicina o quando viviamo l’esperienza dell’insuccesso.
Ma cos’è la “vita eterna” cui si riferisce il giovane ricco? Ce lo illustra Gesù, quando, rivolto ai suoi discepoli, afferma: “Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia” (Gv 16,22). Sono parole che indicano una proposta esaltante di felicità senza fine, della gioia di essere colmati dall'amore divino per sempre.
Interrogarsi sul futuro definitivo che attende ciascuno di noi dà senso pieno all’esistenza, poiché orienta il progetto di vita verso orizzonti non limitati e passeggeri, ma ampi e profondi, che portano ad amare il mondo, da Dio stesso tanto amato, a dedicarci al suo sviluppo, ma sempre con la libertà e la gioia che nascono dalla fede e dalla speranza. Sono orizzonti che aiutano a non assolutizzare le realtà terrene, sentendo che Dio ci prepara una prospettiva più grande, e a
ripetere con Sant’Agostino: “Desideriamo insieme la patria celeste, sospiriamo verso la patria celeste, sentiamoci pellegrini quaggiù” (Commento al Vangelo di San Giovanni, Omelia 35, 9). Tenendo fisso lo sguardo alla vita eterna, il Beato Pier Giorgio Frassati, morto nel 1925 all'età di 24 anni, diceva: “Voglio vivere e non vivacchiare!” e sulla foto di
una scalata, inviata ad un amico, scriveva: “Verso l’alto”, alludendo alla perfezione cristiana, ma anche alla vita eterna.
Cari giovani, vi esorto a non dimenticare questa prospettiva nel vostro progetto di vita: siamo chiamati all’eternità. Dio ci ha creati per stare con Lui, per sempre. Essa vi aiuterà a dare un senso pieno alle vostre scelte e a dare qualità alla vostra esistenza.
6. I comandamenti, via dell'amore autentico
Gesù ricorda al giovane ricco i dieci comandamenti, come condizioni necessarie per “avere in eredità la vita eterna”.
Essi sono punti di riferimento essenziali per vivere nell’amore, per distinguere chiaramente il bene dal male e costruire un progetto di vita solido e duraturo. Anche a voi, Gesù chiede se conoscete i comandamenti, se vi preoccupate di formare la vostra coscienza secondo la legge divina e se li mettete in pratica.
Certo, si tratta di domande controcorrente rispetto alla mentalità attuale, che propone una libertà svincolata da valori, da regole, da norme oggettive e invita a rifiutare ogni limite ai desideri del momento. Ma questo tipo di proposta invece di condurre alla vera libertà, porta l'uomo a diventare schiavo di se stesso, dei suoi desideri immediati, degli idoli come il potere, il denaro, il piacere sfrenato e le seduzioni del mondo, rendendolo incapace di seguire la sua nativa vocazione all'amore.
Dio ci dà i comandamenti perché ci vuole educare alla vera libertà, perché vuole costruire con noi un Regno di amore, di giustizia e di pace. Ascoltarli e metterli in pratica non significa alienarsi, ma trovare il cammino della libertà e dell'amore autentici, perché i comandamenti non limitano la felicità, ma indicano come trovarla. Gesù all'inizio del dialogo con il giovane ricco, ricorda che la legge data da Dio è buona, perché “Dio è buono”.
7. Abbiamo bisogno di voi
Chi vive oggi la condizione giovanile si trova ad affrontare molti problemi derivanti dalla disoccupazione, dalla mancanza di riferimenti ideali certi e di prospettive concrete per il futuro. Talora si può avere l'impressione di essere impotenti di fronte alle crisi e alle derive attuali. Nonostante le difficoltà, non lasciatevi scoraggiare e non rinunciate ai vostri sogni! Coltivate invece nel cuore desideri grandi di fraternità, di giustizia e di pace. Il futuro è nelle mani di chi sa
cercare e trovare ragioni forti di vita e di speranza. Se vorrete, il futuro è nelle vostre mani, perché i doni e le ricchezze che il Signore ha rinchiuso nel cuore di ciascuno di voi, plasmati dall’incontro con Cristo, possono recare autentica speranza al mondo! È la fede nel suo amore che, rendendovi forti e generosi, vi darà il coraggio di affrontare con serenità il cammino della vita ed assumere responsabilità familiari e professionali. Impegnatevi a costruire il vostro futuro attraverso percorsi seri di formazione personale e di studio, per servire in maniera competente e generosa il bene comune.
Nella mia recente Lettera enciclica sullo sviluppo umano integrale, Caritas in veritate, ho elencato alcune grandi sfide attuali, che sono urgenti ed essenziali per la vita di questo mondo: l'uso delle risorse della terra e il rispetto dell'ecologia, la giusta divisione dei beni e il controllo dei meccanismi finanziari, la solidarietà con i Paesi poveri nell'ambito della famiglia umana, la lotta contro la fame nel mondo, la promozione della dignità del lavoro umano, il servizio alla cultura della vita, la costruzione della pace tra i popoli, il dialogo interreligioso, il buon uso dei mezzi di comunicazione sociale.
Sono sfide alle quali siete chiamati a rispondere per costruire un mondo più giusto e fraterno. Sono sfide che chiedono un progetto di vita esigente ed appassionante, nel quale mettere tutta la vostra ricchezza secondo il disegno che Dio ha su ciascuno di voi. Non si tratta di compiere gesti eroici né straordinari, ma di agire mettendo a frutto i propri talenti e le proprie possibilità, impegnandosi a progredire costantemente nella fede e nell'amore.
In quest'Anno Sacerdotale, vi invito a conoscere la vita dei santi, in particolare quella dei santi sacerdoti. Vedrete che Dio li ha guidati e che hanno trovato la loro strada giorno dopo giorno, proprio nella fede, nella speranza e nell'amore.
Cristo chiama ciascuno di voi a impegnarsi con Lui e ad assumersi le proprie responsabilità per costruire la civiltà dell’amore. Se seguirete la sua Parola, anche la vostra strada si illuminerà e vi condurrà a traguardi alti, che danno gioia e senso pieno alla vita.
Che la Vergine Maria, Madre della Chiesa, vi accompagni con la sua protezione. Vi assicuro il mio ricordo nella preghiera e con grande affetto vi benedico.
Dal Vaticano, 22 Febbraio 2010
BENEDICTUS PP. XVI

venerdì 12 marzo 2010

incontro di giovedì 11marzo

La Carità come passione per lo studio universitario

1. collegamento studio-fede esiste? In che modo?

analisi a partire dal quadro "La vacanza di Hegel" di Magritte

=> Da dove nasce la passione?

“Lo studente universitario è come un romantico che si appresta ad addentrarsi in un castello misterioso. Esso si manifesta come qualcosa di grande e indeterminato e questo si traduce in sentimento; il sentimento gonfia le vele di un’arcana poesia animatrice.Nasce così il desiderio di studiare. Palpita nel cuore un soffio infinito. “

=> conoscere dal francese connaître= venire alla luce

2. Dio come custode del sapere. Lo studio possiede la straordinaria forza di plasmare la nostra esistenza instradandola sulla via della sapienza.

3. Alda Merini

Ah se almeno potessi
suscitare l’amore
come pendio sicuro al mio destino!

E adagiare il respiro
fitto dentro le foglie
e ritogliere il senso alla natura!
O se solo potessi
toccar con dita tremule la luce
quella gagliarda che ci sboccia in seno,
corpo astrale del nostro viver solo
pur rimanendo pietra, inizio, sponda
tangibile agli dèi…
e violare i più chiusi paradisi
solo con la sostanza dell’affetto.

ð amore da solo non basta. Studio= amore+impegno+fatica

ð dubbi dovuti sul percorso intrapreso

4. Libertà => possibilità => pensiero => responsabilità

5. 5comandi: sii attento, intelligente, ragionevole, responsabile,innamorato

6. Discorso Benedetto XVI alla Fuci (2007)

“[…]E’ invece possibile, proprio durante gli studi universitari e grazie ad essi, realizzare un’autentica maturazione umana, scientifica e spirituale. “Credere nello studio” vuol dire riconoscere che lo studio e la ricerca – specialmente durante gli anni dell’Università – posseggono un’intrinseca forza di allargamento degli orizzonti dell’intelligenza umana, purché lo studio accademico conservi un profilo esigente, rigoroso, serio, metodico e progressivo. A queste condizioni, anzi, esso rappresenta un vantaggio per la formazione globale della persona umana, come efficacemente ebbe a dire il beato Giuseppe Tovini: “Con lo studio i giovani non saranno mai poveri, senza lo studio non saranno mai ricchi”. Lo studio costituisce, al tempo stesso, una provvidenziale opportunità per avanzare nel cammino della fede, perché l’intelligenza ben coltivata apre il cuore dell’uomo all’ascolto della voce di Dio, evidenziando l’importanza del discernimento e dell’umiltà[…]A voi, cari giovani studenti, chiede di impegnarvi onestamente nello studio, coltivando un maturo senso di responsabilità ed un interesse condiviso per il bene comune. Gli anni dell’Università siano pertanto palestra di convinta e coraggiosa testimonianza evangelica.”

7. studio per superare il limite. analisi attraverso il dipinto Viandante sul mare di nebbia-Friedrich

8. Sogna,Ragazzo Sogna- Vecchioni

..E ti diranno parole
rosse come il sangue, nere come la notte;
ma non è vero, ragazzo,
che la ragione sta sempre col più forte; io conosco poeti
che spostano i fiumi con il pensiero,
e naviganti infiniti
che sanno parlare con il cielo.
Chiudi gli occhi, ragazzo,
e credi solo a quel che vedi dentro;
stringi i pugni, ragazzo,
non lasciargliela vinta neanche un momento..
(Serena Capodicasa)

incontro a Pisa per la settimana dell'università

la FUCI

Federazione Universitaria Cattolica Italiana

ti invita ad un incontro nell’ambito della settimana dell’università su

Il diritto all’istruzione degli

immigrati”

interverranno:

Prof. Emanuele Rossi

Professore ordinario di diritto costituzionale presso la

Scuola Superiore Sant’Anna

Prof. Aldo Santilli

Presidente dell’associazione Sante Malatesta e

Ricercatore di diritto romano presso la Facoltà di

Giurisprudenza dell’Università di Pisa

don Emanuele Morelli

direttore Caritas diocesana di Pisa

L’incontro si svolgerà martedì 16 marzo nell’aula VII del Palazzo della Sapienza – Facoltà di Giurisprudenza, via Curtatone e Montanara n. 15, dalle ore 16.30 alle ore 18.00

martedì 9 marzo 2010

seconda giornata diocesana

C O M M I S S I O N E
Giustizia e Pace
D I O C E S I d i L U C C A 2a
giornata diocesana
Intervengono
Mons. Italo Castellani
Arcivescovo di Lucca
don Albino Bizzotto
Fondatore “Beati i Costruttori di pace”;
sostiene i “No Dal Molin” contro la nuova
base USA a Vicenza
Adriano Fabris
Presidente Commissione Giustizia e Pace
della Diocesi di Lucca
Via dell’Arcivescovato, 45 - 55100 Lucca - www.diocesilucca.it • giustiziaepace@diocesilucca.it - Tel. 0583 430948
AVVISO SACRO
Commissione Giustizia e Pace della diocesi di Lucca
di riflessione sulle
obiezioni di coscienza e la nonviolenza
seguirà buffet
La concretezza della nonviolenza
disarmare i cuori, i popoli, la terra
Venerdì 12 marzo 2010 ore 19
Sala “Mario Tobino”, Palazzo Ducale - Lucca

venerdì 5 marzo 2010

Visione del film "Cuore Sacro" 25febbraio e 4marzo


Cuore Sacro di Ferzan Ozpetek
"Ciascuno di noi ha due cuori, ma uno eclissa l'altro.se ognuno di noi riuscisse anche per un solo instante ad intravedere la luce del suo cuore nascosto allora capirebbe che quello è un cuore sacro e non potrebbe più fare a meno del calore della sua luce..."

Trama in breve:
Irene Ravelli ha ereditato dal padre non solo il patrimonio, ma anche uno spiccato senso degli affari. Ottenuto il dissequestro dell'antico Palazzetto di famiglia, Irene scopre che una delle stanze, abitate un tempo dalla madre, è rimasta intatta come se la donna ci abitasse ancora. Il fantasma della madre e l'incontro con una straordinaria bambina, Benny, generano in Irene un conflitto che la porta ad un totale cambiamento.
Riflessioni emerse dalla discussione al termine della visione del film:
L'unico modo per uscire dal mondo del profitto è la follia? Irene,dopo essere venuta a conoscenza che Benny fosse morta mentre veniva rincorsa per aver rubato una giraffa che la donna voleva comprare quando erano insieme perchè le ricordava la sua infanzia,inizia a cambiare, a fidarsi di tutti e a dedicarsi completamente agli altri. Offre loro tutto quello che la sua famiglia aveva costruito da anni. Sua zia cerca di farla ragionare, come farebbe ognuno di noi se un nostro familiare iniziasse a privarsi dei beni familiari. Tutti saremo pronti ad ammirare una persona che si priva di tutto per gli altri, ma se fosse qualcuno a noi vicino allora il pensiero cambierebbe. Sembra quasi che avvenga una dissociazione di Irene in tantissime persone diverse che si può vedere sia come malattia che come
prova di quella santità che sua madre le aveva attribuito fin da piccola. Il culmine si raggiunge quando, giunta alla stazione, la protagonista inizia a spogliarsi di tutto, all'inizio donando a chi ha bisogno e poi a qualsiasi passante( quindi è esclusa l'ipotesi di un rifacimento a San Francesco). Padre Carras che all'inizio ci appare come una figura positiva alla fine assume una grande sfumatura di negatività: sembra rappresentare la Razionalità.
Nel complesso è un film che riesce a creare molti interrogativi e riflessioni.


(Serena Capodicasa)

giovedì 4 marzo 2010

Settimana dell'Università..


Senza la passione…
lo studio è fatica insensata
la politica è calcolo strategico
il servizio è pratica scontata
i sogni sono impotenti aspirazioni del cuore
la fede è seme non piantato

Con la passione…
lo studio è domanda e ricerca della Verità
la politica è dedizione al bene comune
il servizio è gratuità che non cerca contraccambio
i sogni sono bussola che orienta l’impegno
la fede è senso pieno dell’esistenza umana.

Comunicato stampa

Venerdì 5 MARZO: CON ROSY BINDI E GIULIANO FERRARA INAUGURAZIONE SETTIMANA Dell'Università FUCI

Sarà inaugurata domani a Roma la II Settimana dell'Università, la rassegna che la FUCI organizza dall'8 al 14 marzo in oltre 40 atenei italiani con il titolo “Appasiònati. Appassionàti”.

L'apertura ufficialmente sarà venerdì 5 marzo p.v. alle ore 17, presso il Complesso del Giubileo dell'Università Lumsa (via di Porta Castello, 44 Roma), con l'incontro intitolato “Riappassioniamo(ci) alla politica” organizzato dalla Presidenza Nazionale della FUCI, con il patrocinio dell'Ufficio Nazionale per l'Educazione, la Scuola e l'Università della Conferenza Episcopale Italiana,

Alla serata interverranno Rosy Bindi, Vice Presidente della Camera dei Deputati, e Giuliano Ferrara, direttore del quotidiano Il Foglio, i quali avranno modo di raccontare, dai loro differenti punti di vista, la passione per la politica e per l'impegno pubblico. I lavori saranno moderati da Gianni Borsa, direttore del mensile dell'Azione Cattolica Segno e corrispondente del SIR. Introdurranno l'incontro Sara Martini, Presidente Nazionale Femminile della FUCI, e don Maurizio Viviani, Direttore dell'Ufficio Nazionale per l'Educazione, la Scuola e l'Università della Conferenza Episcopale Italiana.

«Inauguriamo la Settimana dell’Università che ha per tema la passione per la vita e per lo studio con una serata incentrata sulla passione per la politica - afferma la Presidenza Nazionale FUCI nell'introduzione - perché siamo convinti che l’Università costituisca fattore fondamentale della polis e nodo centrale tra i temi su cui la politica ha il compito di deliberare ed investire. L’Università può essere il luogo da cui ripartire per formare cittadini appassionati, il cui comune spirito di ricerca si manifesti nella discussione più che nella polemica, nella collaborazione e non nel boicottaggio».

«Oltre a riappassionare la politica perché torni a parlare delle istanze più urgenti nel nostro Paese, riappassioniamoci anche noi alla politica! – si legge sempre nell'introduzione alla serata - Essa non è “cosa sporca” ma atto di carità. La stessa parola “politica” in Italia sembra essere caduta in disgrazia, forse a ragione, ma essa definisce una funzione indispensabile alla vita di una comunità. Senza elaborazione politica la società umana, pur articolata e ricca che sia, si disarticola. È tempo di superare una lettura dell'oggi più partitica che politica, passare dalla contrapposizione alla ricerca di ciò che unisce».

«Il Paese ha bisogno di uscire dalle proprie pigrizie mentali e muovere per realizzare quelle riforme necessarie ed attese – conclude la Presidenza Nazionale FUCI - ritorna l’appello ad una nuova generazione, ma anche a quella solidarietà inter-generazionale, cioè tra presente, passato e futuro, che nell’identità cristiana e nella pratica operosità dei cattolici in Italia ha una radice essenziale. Pensiamo insieme a come appassionare oggi i giovani alla politica, a quali siano i mezzi della formazione politica dei giovani e a quali luoghi possono costituire occasione propizia per un rinnovato impegno».

Nei giorni successivi, dall'8 al 14 marzo nelle università italiane i gruppi FUCI organizzano eventi che vanno dalle presentazioni di libri a conferenze, da dibattiti a lectiones divinae, fino a concerti e trasmissioni televisive. Tutto questo al motto di “Appassionàti. Appassiònati”, per ribadire la passione che caratterizza – e deve caratterizzare - l'impegno in università, nella Chiesa e nella società.

Roma, 4 marzo 2010

UFFICIO STAMPA FUCI
via della Conciliazione, 1
00193 – Roma
cell. 331.17.77.861
e-mail. presidenza@fuci.net

mercoledì 3 marzo 2010

incontri MSAC da non perdere!!!!!!



il MSAC di Lucca a gennaio, mese della pace, ha discusso del tema riguardante

la salvaguardia del creato.

Se anche tu hai a cuore il nostro Pianeta

non esitare a collaborare con noi

per discutere e confrontarti su questo tema

TI INVITIAMO presso il Liceo Scientifico “A.Vallisneri”

il giorno 17 marzo per la visione del film documentario

“Una scomoda verità”

vincitore del Premio Oscar 2007 come miglior documentario.

e il giorno 24 marzo per confrontarci sul consumo responsabile con la

partecipazione di due esperti,Daniele Silvestri e Rossano Ercolini,

alle ore 16.00.

NON MANCARE!!!!!!!!