La F.U.C.I., Federazione Univesitaria Cattolica Italiana, nata nel 1896 dall’unione di circoli universitari cattolici esistenti in alcune città d’Italia, è una aggregazione ecclesiale di gruppi di studenti universitari che, negli anni dello studio e della formazione, vogliono percorrere insieme un cammino di fede e di crescita culturale, vivendo un’esperienza di Chiesa nel solco della tradizione centenaria della Federazione

venerdì 24 dicembre 2010

Santo Natale 2010

"Il Verbo di Dio abitò nell'uomo e divenne Figlio dell'uomo per abituare l'uomo ad ospitare Dio e abituare Dio ad abitare nell'uomo" (Ireneo di Lione). A tutti i migliori auguri dalla presidenza nazionale!

giovedì 9 dicembre 2010

incontri del 18 e del 25 novembre

La libertà in ambito filosofico

Nel primo incontro abbiamo affrontato come emerge il concetto di volontà nella riflessione agostiniana ,per poi passare alla riflessione sui futuri contingenti in Severino Boezio e all'etica fondata sull'intenzione di Abelardo.
Siamo poi passati a riflettere la visione tommasiana di libero arbitrio e la sua difficile sintesi fra volontarismo e intellettualismo fino a giungere al radicale volontarismo che emerge nel minimalismo occamista.
Nel secondo incontro dopo aver illustrato elogio della libertà umana in Pico della Mirandola e il determinismo astrologico di Pomponazzi siamo passati all'epoca moderna ,al volontarismo di Descartes e alle varie forme di determinismo che nascono in seguito alla rivoluzione scientifica come quelli di Spinoza e Hobbes e che avranno largo seguito anche nell'illuminismo francese.
Abbiamo concluso delineando la soluzione kantiana che pur non negando il determinismo “fenomenico” afferma la necessità di postulare in campo pratico l'esistenza del libero arbitrio.

Niccolò Bonetti

mercoledì 1 dicembre 2010

comunicato stampa 1dicembre

COMUNICATO STAMPA

LA FUCI E LA RIFORMA UNIVERSITARIA:
OLTRE LE PROVE DI FORZA


Martedì 30 Novembre è stato approvato dalla Camera il disegno di legge concernente Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario, che approderà in Senato il 9 Dicembre.

La FUCI riconosce il malessere dell’Università italiana ed il suo bisogno impellente di riforma, una riforma che non la consideri come mero capitolo di spesa ma che sia disposta ad investire in essa, riconoscendola come risorsa fondamentale per il Paese. Ma ancor di più il nostro sistema universitario necessita dell’attenzione di una classe politica che abbia a cuore il futuro dei giovani e dell’istruzione, perché il futuro del nostro Paese passa da lì, dalle aule universitarie.

Esprimiamo il nostro sostegno a tutti coloro che, avendo a cuore la situazione dell’Università, si ritrovano in questi giorni, in moltissime città italiane, per manifestare pacificamente il loro dissenso.
In una fase storica in cui non dovrebbe più essere necessario ricorrere alla violenza per far valere i propri diritti, riteniamo doveroso stigmatizzare ogni forma di violenza gratuita: siamo infatti convinti che solo dal dialogo possano nascere un’eredità sana e solida per le prossime generazioni e che della violenza nulla resti se non delle radici negative. Rappresenta un’assoluta novità l’occupazione di monumenti del patrimonio artistico – culturale italiano: che sia un segnale ben preciso per ripartire dalla valorizzazione della cultura fonte di ricchezza per l’intero Paese?

Queste manifestazioni richiamano a responsabilità coloro che avrebbero dovuto discutere prima e in tempi diversi questi disegni legislativi. E’ discutibile infatti l’opportunità politica di una riforma approvata in un periodo di grande incertezza politica ed alla vigilia di un voto di fiducia. E se l’Università deve diventare campo di conflitti e vendette tra partiti politici e corporazioni noi non ci stiamo. Siamo invece a favore di una mobilitazione che scuota il torpore di un Paese che non considera l’università come “questione” di tutti.

Per quanto riguarda più nello specifico il disegno di legge, considerati i tagli lineari di risorse del ministro Tremonti, le leggi delega demandate al governo, i regolamenti che le università dovranno predisporre, constatiamo come le proposte in esso contenute siano in realtà esposte al rischio di una attuazione parziale.
Ci riserviamo, perciò, di esprimere un parere definitivo dopo l’approvazione in Senato, ma possiamo sottolineare alcuni punti critici.
Il sistema di valutazione della ricerca: il testo non fa chiarezza sui criteri che verranno utilizzati per la verifica dell’efficienza della didattica e della ricerca da parte del Ministero e dell’Anvur.
Ricercatori a tempo determinato: la previsione del cosiddetto sistema di “tenure-track”, che permetterebbe ai ricercatori, dopo un periodo di massimo 6 anni, di diventare professore associato, contrasta con la mancanza di risorse da destinare ai suddetti contratti di ricerca. Quella che potrebbe essere una norma innovativa a favore del merito e dei ricercatori più bravi, corre il rischio di trasformarsi in una mannaia contro di loro nel caso non vengano destinate adeguate risorse.
Diritto allo studio: un’ampia delega al Governo svuota le previsioni volte a valorizzare la meritocrazia e a rendere effettivo il diritto allo studio, privandole di ogni efficacia Il Fondo per il merito che viene istituito dalla riforma non è altro che un contenitore vuoto.
Governance: l’ingresso di elementi esterni al mondo universitario nel Cda dei vari Atenei dovrà essere contemperato da una precisa definizione dei ruoli, dei poteri e della composizione dei due organi di governo: Senato Accademico e Cda. Infatti il disegno di legge sottovaluta le difficoltà di reperire figure indipendenti disponibili a prendersi le responsabilità amministrative della gestione degli Atenei. Riteniamo inoltre necessario valorizzare la rappresentanza studentesca all’interno di questi collegi.
Disponibilità di fondi: una riforma che possa definirsi seria e realizzabile necessita di fondi e risorse economiche certe. Mentre negli altri Paesi europei la tendenza è quella di non toccare le voci di spesa relative all’istruzione, in Italia sono soprattutto la Scuola e l’Università ad essere colpite dai tagli operati dal Governo. La mancanza di disponibilità finanziare rende vane molte delle previsioni contenute nel testo della riforma.

Da giovani universitari non siamo disposti a rimanere passivi di fronte alla condizione di stallo in cui versa, da troppo tempo, l’Università italiana, né siamo inclini a rigettare ogni proposta che ci venga presentata. E’ per questo che chiediamo al Ministro dell’Istruzione l’istituzione di un tavolo che riunisca le associazioni rappresentative, politiche e non, degli studenti universitari per elaborare congiuntamente delle iniziative serie ed attente che permettano una rinascita dell’Università. Chi ha responsabilità pubbliche deve creare le condizioni perché il dibattito democratico sia attento ed inclusivo.
Siamo estremamente convinti della necessità di un tale strumento ed è per questo che ci rivolgiamo direttamente al Ministro Gelmini, alla quale chiediamo: “Convochi subito questo tavolo. Non domani, ma oggi stesso”.


UFFICIO STAMPA FUCI
via della Conciliazione, 1
00193 – Roma
Tel. 331.17.77.861
presidenza@fuci.net
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comunicato stampa 25novembre

COMUNICATO STAMPA

UN’UNIVERSITA’ A RISCHIO PARALISI

Mentre oggi, giovedì 25 novembre, prosegue in Aula l'esame del disegno di legge, approvato dal Senato, e delle proposte di legge concernente Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario (approvato dal Senato), la FUCI continua a seguire con viva partecipazione e sentita preoccupazione l’iter parlamentare, le iniziative ad esso connesse, la mobilitazione del mondo accademico.

In tutta Italia dilagano proteste dalle varie forme, c’è chi sale sui tetti, chi blocca aeroporti, chi promuove e partecipa ad assemblee e a tavoli di confronto e di riflessione. L’assalto di ieri, mercoledì 24 novembre, al Senato della Repubblica da parte di alcuni studenti costituisce un atto di gravità inaudita, contro ogni senso civico. Siamo convinti che una siffatta esplicitazione della protesta finisca per scadere in vandalismo ed inciviltà, assolutamente inconcludente e, anzi contro il principio che dovrebbe muovere chi esprime una critica, chiedendo ascolto, possibilità di esprimere la propria opinione e rispetto.

Da giovani universitari che amano il loro Paese non rimaniamo passivi spettatori della condizione in cui versa l’Università italiana ma allo stesso tempo non siamo inclini a seguire gli slogan del momento o a demolire proposte e Istituzioni. La passione che nutriamo per l’Università ci chiede un’attenzione e una cura maggiori volte ad animare una critica costruttiva fatta di studio e di confronto. Il numero monografico settembre/ottobre 2010 di Ricerca, il bimestrale della nostra Federazione, cui hanno contribuito docenti e studenti e dedicato all’università, alla riforma, al confronto del sistema italiano con altri in giro per il mondo, all’orientamento e alla scelta universitaria, si pone nel solco di questa consapevolezza.

A noi preme ricordare e rendere protagonisti, in questo grave momento per l’Università nel nostro Paese, tutti gli studenti – davvero molti anche quelli aderenti alla nostra Federazione – che dal nord al sud d’Italia sono ancora in attesa dell’inizio delle loro lezioni. Una situazione di assoluta gravità che compromette l’effettività del diritto allo studio.

Esprimiamo il nostro disappunto per il fatto che si parli di riforma mettendo mano ad un ingente taglio di risorse e si consideri l’Università come una voce di spesa e non come un investimento per il nostro Paese e chiediamo, rinnovando la nostra disponibilità alla partecipazione, di riaprire un dialogo tra istituzioni e componenti del mondo accademico, compresi gli studenti.

In queste ore in Aula, di emendamento in emendamento, il testo sta conoscendo ampie modifiche. Si tratta di un segno evidente di una spaccatura forte in tema di università. Noi auspichiamo invece si possa trovare un clima sereno e pacato di lavoro che porti ad una piena e unanime concordanza sulle modifiche al testo del ddl. Purtroppo la situazione è molto confusa e l’incertezza della contingenza politica rischia di pregiudicare l’esito dei lavori parlamentari, su un tema di assoluta rilevanza per il presente e il futuro del nostro Paese.

UFFICIO STAMPA FUCI
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sabato 20 novembre 2010

incontro dell'11 ottobre 2010

DIRITTO E LIBERTA’


Prenderò in esame il diritto penale, in particolare i reati di omicidio (art. 575 c.p.), omicidio del consenziente (art. 579 c.p.), istigazione o aiuto al suicidio (art. 580 c.p.), il problemi del suicidio e dell’eutanasia, nonché le conseguenze giuridiche del contagio da virus HIV.
Prima di tutto, ciò che emerge dal nostro ordinamento, è l’assoluta indisponibilità della vita umana. Cardine di questa previsione non scritta, è certamente la disposizione relativa all’omicidio volontario. Anche la disposizione dell’omicidio del consenziente ribadisce questa impostazione, prevedendo però il consenso all’uccisione della propria persona, come caratteristica in grado di influenzare grandemente il trattamento sanzionatorio nei confronti del colpevole. Ecco che dal minimo di ventuno anno sanciti dall’art. 575, si passa alla forbice da sei a quindici dettata dall’art. 579. Il consenso, per rilevare, deve presentarsi inoltre come personale, reale, ponderato e attuale.
Passando sul versante del suicidio, il nostro ordinamento non incrimina la sua forma tentata. Si prevede però la disposizione dell’art. 580 (istigazione o aiuto al suicidio), capace di conciliare il suddetto tentato suicidio con il fondamentale principio dell’indisponibilità della vita umana. Il comportamento incriminato è proprio di colui che partecipa in modo fisico (predisponendo i mezzi) o psichico (influenzando fortemente la volontà) all’altrui proposito suicida. Se a questo punto colleghiamo quanto detto con l’art. 32, comma 2, Cost. (non esiste nessun obbligo di trattamento sanitario, se non per espressa disposizione di legge), risulta chiaro che, nel caso in cui tra il proposito di porre fine autonomamente alla propria vita, e la sua realizzazione pratica, non interviene alcun soggetto (se non, è chiaro, il titolare stesso della vita), l’ordinamento non trova ragione per attivarsi, rispetta la libertà personale dell’agente. Viceversa, se il processo di formazione della volontà suicida è accompagnato o formato da un intervento esterno, ecco allora che subentrano le disposizioni di carattere penale.
Lo stesso articolo della Costituzione fonda la legittimità dell’eutanasia passiva consensuale (sospensione di un trattamento che mantiene in vita il paziente, con l’assenso dello stesso). Per quanto riguarda invece l’eutanasia attiva (soppressione della vita umana con un comportamento attivo), evidentemente, non esistendo alcuna normativa la riguardo, si tratta di omicidio volontario.
Infine, riguardo alle conseguenze del contagio da virus HIV, elemento fondamentale torna a essere il consenso. Il portatore di AIDS, consapevole del proprio stato, deve informare i possibili partners della sua “malattia”, e ottenere il consenso per il compimento di atti sessuali, In questo caso, egli sarà non incriminabile, qualora successivamente si verifichi il contagio. Il comportamento che lo provoca non può certo rientrare nelle percosse (art. 581 c.p.); integrerà il delitto di lesioni (art. 582 c.p.) solo quando l’infezione raggiungerà il grado di AIDS conclamato. Da questa lesione, seppure a distanza di tempo, potrebbe derivare la morte.
Ricapitolando: morte come conseguenza del reato di lesione, e applicazione quindi dell’art. 584 c.p. (omicidio preterintenzionale). Quanto detto è assolutamente valido, mancando una disciplina legislativa adeguata.



Riassunto di Stefano Nannini

martedì 9 novembre 2010

Lectio divina sulla Lettera ai Galati 4novembre 2010

Lectio divina sulla Lettera ai Galati a cura di Monsignor Fausto Tardelli

"Siete stati chiamati a libertà" : da chi siamo stati chiamati? Siamo stati chiamati da Cristo che compie un'azione di libertà, ci rende cioè liberi dando sè stesso al fine di strapparci dalla schiavitù. E' la donazione di sè stesso che opera la libertà dell'uomo, è un gesto d'amore.
La schiavitù sembra essere il legalismo giudaico. Perchè le prescrizioni giudaiche sono viste così? San Paolo riconosce che osservandole si possa arrivare alla legge della carne. Quello che le rende schiavitù è la carnalità, cioè l'uomo che, nella sua realtà limitata di creatura, si erge come salvatore di sè. La Carne è l'orgoglio presuntuoso che si trova in chi ritiene di essere già libero, già salvo; in chi è certo di essere migliore degli altri che non osservano la Legge; in chi si sente in diritto di pretendere perchè osserva la Legge. Questa mentalità è la schiavitù da cui Cristo ci ha liberati. Le prescrizioni creano divisioni, impediscono il rapporto con gli altri. E' mancanza di amore, il rifiuto di Cristo come Salvatore.
La libertà è servizio mediante l'amore. L'amore è la libertà autentica di Cristo. Per Paolo la libertà non è libero arbitrio, ma amore, comunione con Cristo e con i fratelli.
Le opere secondo la carne sono contrarie all'amore. I frutti dello Spirito sono sopra la legge.
Possiamo dunque decidere se vivere secondo lo Spirito o secondo la Carne. La via che ci porta alla libertà, come viene evidenziato di nuovo nell'ultima frase di questo passo della lettera ai Galati, è la vita secondo lo Spirito: "Se viviamo dello Spirito camminiamo anche secondo lo Spirito"


Serena Capodicasa

scuola di formazione a Ragusa 29ottobre-1novembre 2010

Scuola di Formazione

"

Maledetto Sud. Immagini, contraddizioni, risorse e speranze di una terra in cerca d'autore"


"Il futuro appartiene a tutti coloro che trasmettono motivi per sperare!"


“…Dite Amici ed entrate”, Ragusa ci ha accolto così,con l’affetto dei ragusani che non smetteremo mai di ringraziare, il sorriso dello straordinario Don Paolo e le sue citazioni Tolkeniane,con gli abbracci di tutti i fucini d’Italia:ci mancate!

Per farvi capire cosa ha significato la tre giorni di ragusa per i “lucchesi”,ma credo anche per tutti gli altri, bastava essere in treno con noi nel viaggio di ritorno e sentire la telefonata di Giorgio ad una probabile futura fucina…”vieni all’incontro giovedi’ sera…devi venire,perché noi della Fuci cambiaremo L’Italia…”

Entusiasmo alle stelle ,e forse anche un eccesso di speranza che però da il senso di cosa significa partecipare e oserei dire godere di un’esperienza come quella di un appuntamento nazionale fucino.

Prima ho scritto eccesso di Speranza,sbagliavo,la speranza non è mai in eccesso,non deve esserlo per noi che da giovani “atleti” cominciamo a correre nella sfida del XXI secolo,siamo noi che nella consapevolezza che, per dirla con Don Sciortino,” la posta in gioco è grande” bisogna agire con “ coraggio e urgenza” perché solo puntando sulla forza la fatica ma anche la bellezza di questa sfida saremo davvero quello che la Fuci è sempre stata,una spina nel fianco pensante di questo nostro Paese,un pungolo sanante della nostra Chiesa e un lievito nella nostra Università.”I cattolici aprano gli occhi in cerca del Bene”,avvisavano Sara e Alberto; siate gli Scribi di questa nostra società per dirla con Don Paolo, che sulla strada della libertà,della ricerca,della giustizia,e nella testimonianza ricerchino il bene comune,con la sensibilità propria dei cristiani,quella sensibilità cioè di chi sa che i diversi si ascoltano,gli interessi si mitigano e le soluzioni si ricercano sempre con lo stile ed il metodo di chi non ha la verità in tasca,ma di chi ne è da sempre e per sempre in cerca; del resto anche Gesù alla domanda di Pilato “che cos’è la Verità?” non rispose,e offrì se stesso", lasciando aperta la domanda ad ogni uomo.

Innanzitutto il dovere della partecipazione,il dovere di mettersi in gioco,il dovere del “servizio”,”un cittadino degno di tale ruolo,non può e non deve,disinteressarsi della vita pubblica,della vita politica,di tutto ciò che riguarda la Polis,ognuno è parte attiva e viva,non si ha comunità senza persona umana e quindi non si ha persona umana senza comunità,senza rapporti,relazioni e doveri!

Ecco dunque,l’esempio del Mezzogiorno, ma non solo, troppe volte nel passato,il dovere del “servizio” è stata un’espressione letteralmente stuprata per coprire la sete di potere e del potere,e magari l’arroganza e la violenza;quanti personaggi politici anche sedicenti “cattolici” si sono presentati alle elezioni o hanno fatto gli uomini di governo senza troppi scrupoli con invece un certo “materialismo pratico” per dirla con LaPira,per le anime candide per gli ingenui cristiani che parlavano di servizio nel senso Evangelico, e per i grandi testimoni di giustizia,come Don Puglisi e il giudice Livatino.

Essere seminatori di Speranza,la stessa Speranza che anima le numerose associazioni che nel mezzogiorno dicono un NO netto e risoluto alle mafie,penso a Libera, agli imprenditori che denunciano il pizzo,alle cooperative che lavorano sulle terre confiscate ai boss,ai giovani di Rosarno;ma penso anche allo “Stato”,troppe volte assente o tacitamente consenziente,che invece quando vuole c’è e riesce a assestare colpi durissimi alla criminalità organizzata come ci ricordava il Dott.Cisterna.

“…La fuci è sempre stata anticipatrice della Storia perché formata da menti amanti e pensanti individuando prima di altri sentieri percorribili per il futuro dei giovani,della Chiesa, del Paese…”, diceva nel 2007 mons. Russotto, e affrontare la questione meridionale ne è stata di nuovo la prova, perché dal Sud può e deve partire la rinascita dell’Italia di oggi,un sentiero arduo, chi ce lo fa fare?, direbbe qualcuno;la risposta sta nell’ imperativo che ci spinge ogni giorno ad essere impegnati come Federazione e come singoli, “ogni cristiano e chiamato a renderetestimonianza sempre ed ovunque”, testimonianza che deve essere il riflesso di una Fede esigente e quindi giovane,come Noi!

Siamo belli e siamo anche tanti,il futuro è nostro,nessuno si senta escluso!


Mauro Bertucci

incontro del 21 ottobre 2010



Libertà in arte, musica e letteratura



Il primo esempio che viene in mente parlando di libertà in letteratura è "Il gabbiano Jonathan Livingston" di Richard Bach. In esso possiamo rintracciare tre tipi di libertà:

Prima parte: Libero da :Limiti imposti dalla propria natura, convenzioni, pregiu

dizi: la ricerca di libertà, qui espressa attraverso la metafora del volo,si presenta come una necessità per elevare la propria esistenza a qualcosa di più alto rispetto alla semplice sopravvivenza ricercata invece dai suoi compagni.Non essendo compreso questo suo desiderio finisce per trasformarsi in emarginazione e poi solitudine.

Seconda parte: Libero di...Essere se stesso, perseguire i propri scopi al di là di convenzioni e senza seguire il pensiero comune anche se ciò provoca l'allontanamento dal gruppo d'origine.In questa seconda parte la “libertà spirituale” diventa anche “libertà fisica”

Terza Parte: Libero per...Amare, e quindi insegnare ai propri compagni ad essere liberi a loro volta attraverso il volo.Ad una difficoltà e diffidenza iniziale si succederà poi la soddisfazione e la presa di coscienza da parte del gruppo del cambiamento portato dalla nuova condizione.

Passando a parlare di libertà nell'arte abbiamo esaminato la Libertà dalle forme, cioè il tentativo di riprodurre il movimento al di là della necessaria staticità delle arti figurative e la Libertà compositiva degli Impressionisti. Nel primo caso abbiamo preso in esame Apollo e Dafne del Bernini, Il discobolo di Mirone e Amore e Psiche giacenti del Canova. Per quanto riguarda invece gli impressionisti abbiamo analizzato "Bal au Moulin de la Galette" di Renoir.

Infine la libertà nella musica. Abbiamo discusso alcune frasi di canzoni che riprendono il tema della libertà

Vivi, corri per qualcosa, corri per un motivo…
Che sia la libertà di volare o solo di sentirsi vivo…
Nomadi - La Libertà Di Volare

Liberi di sognare più leggeri della realtà

Liberi di sognare per poter vivere come ci va

Liberi di sognare perchè di noi il domani che ne va

Siamo liberi di sognare fino all'alba del giorno che verrà

Grignani- Liberi di sognare

Liberi liberi siamo noi
però liberi da che cosa
chissà cos’è?…….chissà cos’è!
Vasco-Liberi liberi

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

Giorgio Gaber- La libertà

Inoltre abbiamo ascoltato la canzone "Libero" di Fabrizio Moro.

Nella discussione successiva all'esposizione del nostro lavoro con la domanda "Quale è la prima immagine che ti viene in mente se pensi alla libertà?" sono venute fuori parecchie immagini come il mare, un luogo desertico ecc.. che hanno fatto emergere come ognuno di noi abbia la sua idea di libertà.

Cosa è dunque la libertà? lasciamo una finestra aperta sulla risposta ponendovi davanti una frase...

"Chi non ha scarpe non ha ragione mai...chi non ha scarpe non ha padroni rispondo io..." (Fiorella Mannoia-L'amore con l'amore si paga)


Serena Capodicasa

(relazione esposta da Serena Capodicasa, Chiara Tomei e Carolina Lucchesi)



domenica 17 ottobre 2010

relazione del film "into the wild" 7 e 14ottobre


"Chris McCandless, il giorno della sua laurea, abbandona la sua vita e la sua famiglia, dona tutti i suoi averi ad Oxfam, e intraprende un mirabolante viaggio on the road verso l’Alaska, dove ha intenzione di scomparire into the wild".

Un ragazzo che fugge da tutto per cercare la libertà assoluta...Fugge da un padre che non ha mai sentito suo e che ha basato un matrimonio sulla menzogna; da una madre succube del marito e da una società in cui gli unici parametri di felicità sono i soldi, la carriera e le "cose"; persino da sua sorella che è la narratrice di questa storia e che credeva di essere l'unica persona capace di capirlo. Vuole liberarsi di tutto, ma non si accorge che ciò da cui sta scappando in realtà sono le sue paure, le sue ansie e soprattutto sta fuggendo da sè stesso. Si crea un nuovo nome: Alexander Supertramp, ma in realtà si rifiuta sempre di avere un'identità vera e propria, di essere riconosciuto dalla legge con un suo nome e un suo cognome.Va in cerca dell'avventura in mezzo alle bellezze della natura. Sente il bisogno di provare nuove emozioni, ma non si rende conto che c'è una cosa di cui non potrà mai fare a meno: i rapporti umani. Conosce una donna una coppia di hippy a cui sembra affezionarsi, una ragazza che sembra avere un debole per lui e un anziano signore. Ognuna di queste persone dopo averlo conosciuto cambia e riesce a capire qualcosa di sè stessa. L'anziano signore dice al ragazzo: "Quando si perdona si ama, e quando si ama si è illuminati dalla luce di Dio". Dà a Chris,o per meglio dire ad Alexander ,un grande insegnamento, lo fa riflettere sul perdono che lui avrebbe potuto dare ai suoi genitori. Questo viaggio porta Alex lo porta a diventare più saggio e gli permette di "dare un nome alle cose". Peccato che il risultato finale di questa fuga non si sia solo la saggezza(sul punto di morire Alex capisce la cosa più grande:"la felicità è reale solo quando è condivisa"), ma anche la sua autodistruzione.

Serena Capodicasa

mercoledì 29 settembre 2010

primo incontro regionale

OTTOBRE 2010 – GIUGNO 2011

Incontri regionali:Chi sei tu o Dio?

Sabato 2 ottobre 2010

Quaerere Deum: Dio è ancora un problema?

GIANCARLO BRUNO

  • ore 16 relazione - dibattito - conclusioni
  • ore 19 celebrazione della S. Messa e cena insieme
  • Alle 21,15 concerto d'organo propostoci dall' ENSEMBLE SAN FELICE con Cristina Bagnolo (Organo portativo) e Federico Bardazzi (direttore).
Spero parteciperete numerosi perchè sono belle esperienze che servono a capire veramente cosa è la nostra federazione e servono ad arricchirci in un clima di armonia, tranquillità e amicizia.

Serena Capodicasa

martedì 28 settembre 2010

scuola di formazione a Ragusa

Carissimi fucini,

è ormai alle porte la Scuola di Formazione che quest’anno si svolgerà dal 29 ottobre al 1 novembre nella città di Ragusa, dal titolo “maleDETTO Sud. Immagini, contraddizioni e speranze di una terra in cerca d’autore”. Uno slogan forte per porre al centro della riflessione la “questione meridionale”, ma ancora più, il racconto di una terra, la cui esistenza è perennemente in bilico tra la meraviglia e il disincanto.
Apriremo i nostri lavori con una sessione sul tema: “Per un Paese solidale. Chiesa Italiana e Mezzogiorno”. Quale Paese e quale Mezzogiorno. Con l’aiuto di don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, ci soffermeremo sull’importante contributo che i Vescovi italiani ci hanno consegnato lo scorso febbraio. A distanza di vent’anni dal primo documento che il mondo ecclesiale ha dedicato al problema della disuguaglianza nazionale ci chiederemo quali sono le cause del perdurare del problema meridionale e a quali nuove energie attingere per promuovere un autentico sviluppo di tutto il Paese.
Con la sessione “L’altra faccia del Sud: il passato e il presente del Mezzogiorno”ripercorreremo, insieme al prof. Giuseppe Savagnone e al prof. Massimo Lo Cicero, le tappe fondamentali che nella storia hanno reso la condizione meridionale un annoso e spinoso problema. Dall’interventismo statale all’oblio del Sud da parte della politica e dei media: quale nuovo Mezzogiorno sogniamo da giovani studenti universitari? Quali sfide per uno sviluppo economico alternativo?
La tavola rotonda sarà l’occasione per stilare “l’inventario delle speranze nel Sud delle contraddizioni”, insieme al dott. Nino Amadore, al dott. Vincenzo La Monica, alla prof. Giuliana Martirani e a don Maurizio Viviani. Il profondo radicamento della criminalità organizzata, i massicci flussi migratori, i determinanti cambiamenti geopolitici e, infine, un sistema educativo in crisi rappresentano alcuni dei maggiori freni del Sud a cui vogliamo rispondere con decisione rintracciando nuovi e confortanti segni di speranza.
Un appuntamento nazionale che si riappropria fino in fondo del suo nome: desideriamo, infatti, condividere con tutti voi due intense giornate di formazione. A partire dall’intervento del dott. Vincenzo Gulino, psicologo, vogliamo gettare le basi per comprendere a pieno il senso delle relazioni che viviamo quotidianamente nei nostri gruppi. Seguirà la divisione nei tre laboratori (coordinamento e gestione delle relazioni pubbliche; comunicazione e promozione federativa; gestione delle risorse e gestione organizzativa) che offrirà a tutti e a ciascuno l’opportunità di approfondire le competenze messe a servizio delle realtà locali.
Molto ricco sarà inoltre il programma liturgico della Scuola di formazione con la lectio divina guidata da don Paolo La Terra, la Celebrazione Eucaristica della domenica presieduta da don Armando Matteo e la Celebrazione Eucaristica conclusiva presieduta da S.E. Mons. Paolo Urso.
Vi ricordiamo che la partecipazione non è riservata agli aderenti alla Fuci: al contrario, può essere una splendida occasione per invitare nuove persone a sperimentare il clima che anima la Federazione, che unisce una riflessione seria sull’attualità ad un clima di gioiosa amicizia. Sul sito www.fuci.net troverete il programma della Scuola di Formazione e una serie di materiali che possono essere d’aiuto ai gruppi per prepararsi in vista dell’appuntamento.

Ci vediamo a Ragusa!

A presto
La Presidenza Nazionale
Sara, Alberto, Mariarosaria, Andrea, Flavia, Davide e don Armando

venerdì 17 settembre 2010

Calendario incontri ottobre-dicembre 2010

tema per questo primo semestre:
"Siete stati chiamati a libertà"(Gal 5,13)

Calendario degli incontri:

  • 7ottobre e 14 ottobre:Visione del film "Into the wild" di Sean Penn (Recensione e discussione tematiche coordinata da Serena Capodicasa)
  • 21ottobre: libertà in arte, letteratura e musica (Serena Capodicasa, Chiara Tomei, Carolina Lucchesi)
  • 4novembre: Lectio Divina sulla lettera ai Galati (se possibile)
  • 11novembre: diritto e libertà (Stefano Nannini)
  • 18 novembre e 25 novembre: libertà morale in filosofia(Niccolò Bonetti)
  • 9dicembre: libertà e dissenso ecclesiale (Lorenzo Banducci e Don Renato Monacci)
  • 16dicembre: libertà, grazia e predestinazione (relatore esterno)

lunedì 16 agosto 2010

settimane teologiche a Camaldoli


Fare un riassunto dei momenti passati a Camaldoli sarebbe un pò noioso.. Possiamo citare tutti i momenti di preghiera e poi la bellissima veglia dell'Eremo, ma sono cose che vanno vissute e sentite dentro.. esperienze uniche che ti scaldano il cuore e ti insegnano a capire cosa sia veramente la FUCI..un clima di serenità, di amicizia.. Hai l'opportunità di conoscere persone nuove che condividono con te una bellissima esperienza. In alcuni casi hai a che fare con persone che riescono a capirti senza neanche conoscerti e si rendono disponibili ad ascoltarti. Ti trovi davanti la speranza, l'energia, l'entusiasmo..Impari tante cose nuove e ci sono comunque dei momenti in cui ti diverti e ti fai mille risate.. Danzare la pace, Miss e Mister Calaldoli (Olga e Lore stupendi :) ), la Fuci Night in cui ci siamo divertiti da morire..
Questa è la FUCI..la FUCI è..da vivere :)

Serena Capodicasa

ps. prossimo appuntamento nazionale: Scuola di formazione a Ragusa..

giovedì 15 luglio 2010

Settimane teologiche a Camaldoli

COMUNICATO STAMPA

SI TENGONO A CAMALDOLI (AR) DAL 25 LUGLIO AL 7 AGOSTO
LE SETTIMANE TEOLOGICHE DELLA FUCI

Si svolgono dal 25 luglio al 7 agosto prossimi le tradizionali Settimane teologiche della Fuci, nella cornice del monastero benedettino di Camaldoli (AR).

Si tratta di un’esperienza unica, tipica della Federazione, in cui l’approfondimento intellettuale di tematiche bibliche e teologiche, spesso confinanti con questioni di attualità, si intreccia in maniera feconda con il ritmo della Comunità Monastica e con il clima di amicizia che si instaura tra i giovani partecipanti provenienti da tutta Italia.

“Un tempo forte durante le vacanze, un tempo privilegiato per assaporare il gusto della fraternità, uno spazio di preghiera e di studio, un’occasione per trovare quiete e al tempo stesso slancio per la propria vita ed il proprio impegno”, così i Presidenti nazionali Sara Martini e Alberto Ratti definiscono in sintesi l’esperienza delle Settimane Teologiche, alle quali invitano i loro coetanei a partecipare numerosi. “Attendiamo a Camaldoli oltre 100 universitari e ci teniamo a ricordare che possono partecipare tutti gli studenti interessati, aderenti o non alla Federazione”.

Il legame, che ogni anno si rinnova, tra la Fuci e Camaldoli conosce una particolare tradizione. Sottolineano infatti i Presidenti: “Era il 1934 quando, per la prima volta, un gruppo di studenti universitari e laureati decise, sotto la guida di Giovanni Battista Montini, di recarsi a Camaldoli per vivere un’esperienza di studio, preghiera e riflessione. A partire da questa felice intuizione, il luogo divenne una vera e propria fucina culturale. Risale poi al 1956 la prima vera e propria Settimana Teologica della FUCI, esperienza che si ripete da allora ogni estate pur diversa nei temi e nei contenuti”.

La Prima Settimana Teologica si svolge quest’anno dal 25 al 31 Luglio ed ha per tema: “La liturgia: tempo dell’ascolto, spazio del gratuito”. In un tempo in cui prevalgono le logiche della velocità e dell’utile, che corre a suon di ritmi concitati e di scambi di interessi, verrà approfondita la conoscenza della liturgia, spazio in cui si incrociano il dono di Dio agli uomini e la lode degli uomini a Dio. I partecipanti saranno guidati nella riflessione dal Prof. Andrea Grillo, teologo e liturgista, docente al Pontificio Ateneo “S. Anselmo” di Roma, e Matteo Ferrari OSB, monaco camaldolese e docente all’Istituto di Liturgia Pastorale “S. Giustina” di Padova.

La Seconda Settimana invece, dal 1 al 7 Agosto, ha per titolo: “C’è ancora spazio per un’etica nell’economia? In ascolto della sapienza biblica”. Partendo dall’ascolto dei testi biblici si cercherà di riscoprire la nervatura che essi ispirano circa il rapporto tra etica ed economia. Partendo dalla Sacra Scrittura ci si addentrerà, poi, in un’analisi della vita socio-economica attuale. Guideranno le riflessioni Suor Benedetta Rossi, biblista, e Benedetta Giovanola, docente di Etica ed Economia all’Università di Macerata.

Lo sviluppo dei temi di studio scelti prevede una serie di lezioni frontali unite a momenti di dibattito e di confronto nei laboratori di gruppo. Nel Monastero le giornate dei partecipanti sono scandite dai ritmi della preghiera con i monaci, da momenti di svago a contatto con la natura e da serate di divertimento.

Maggiori informazioni e materiali utili si trovano sul sito www.fuci.net nella sezione dedicata alle Settimane Teologiche.


Roma, 15 luglio 2010


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giovedì 6 maggio 2010

Incontro di giovedì 29aprile

"Commento alla lettera di San Giovanni" di Sant'Agostino

Sant'Agostino si rifà alla retorica classica. Per lui l'Amore è rivolto sia al bene che al male. Esso può essere visto in due modi: come Caritas, Dilectio cioè come amore ordinato, rivolto a Dio; oppure come Cupiditas, Libido cioè come amore malvagio.Sant'Agostino trasforma l'espressione "Deus Caritas est" in "Deus Dilectio est". La Caritas per lui non è possesso, ma donazione, sacrificio. Il Verbo è il mediatore che si fa carne per redimere gli uomini.
L'Agape è il desiderio legato alla crezione divina. Noi desideriamo riposarci in Dio.
L'idea della bellezza è l'unica cosa che fa innamorare. In Sant'Agostino essa corrisponde all'amore di Dio invece la bruttezza rappresenta il peccato. Noi amiamo perchè Dio stesso ci ha amati per primo. La bellezza è Caritas al contrario del mondo greco che la vedeva come Eros.
Possiamo amare le creature create da Dio, ma prima di tutto dobbiamo amare Dio stesso più di ogni altra cosa. Questo concetto gira intorno a due verbi: fruor e utor. Fruor, fruire di, è rivolto a Dio e utor, servirsi di, è rivolto alle creature. Bisogna usare le creature, non fruire di esse.
"Se amerai il fratello che tu vedi, potrai contemporaneamente vedere Dio, poichè vedrai la carità stessa, e Dio abita nella carità."

(Relazione di Niccolò Bonetti riassunta da Serena Capodicasa)

martedì 27 aprile 2010

60° CONGRESSO NAZIONALE FUCI..comunicato stampa e brevissima relazione

COMUNICATO STAMPA

CONCLUSO 60° CONGRESSO NAZIONALE DELLA FUCI
PUBBLICATE LE TESI CONGRESSUALI E
LA DICHIARAZIONE DELL'ASSEMBLEA FEDERALE SUI TAGLI ALL'EDITORIA
Si è concluso domenica 25 aprile il 60° Congresso Nazionale FUCI, svoltosi a Piacenza al tema di “Un'economia per l'uomo. Quali sfide per il futuro?”. E' stata la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio, a concludere una quattro giorni che ha visto arrivare nella città emiliana oltre 200 studenti universitari provenienti da tutta Italia. Molti i relatori di rilievo, tra cui l'ex ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa e il presidente dello IOR, Ettore Gotti Tedeschi.

Dopo la sessione inaugurale sulle cause e le prospettive della crisi economica, i laboratori di approfondimento sul tema degli stili di vita e la tavola rotonda di venerdì pomeriggio, l'Assemblea Federale, tenutasi sabato e domenica nella Cappella Ducale di Palazzo Farnese, ha steso e approvato le Tesi Congressuali.

«L’attuale crisi economica - si legge nelle Tesi Congressuali - è frutto di un preciso modo di gestire la vita economica e sociale, sganciato da ogni riferimento etico, avente come obiettivo il profitto immediato, incapace di uno sguardo lungimirante. Al contrario, è urgente riscoprire l’importanza di una progettualità di lungo periodo, che sappia interrogarsi a fondo su quali sono i fini più importanti da promuovere, e che consideri tra questi innanzi tutto la persona umana nella sua inviolabile dignità. La crisi economica è spia di una crisi etica e culturale, che affligge una società incapace di cogliere l’importanza di relazioni autentiche di fiducia e di fraternità. Come cristiani e come cittadini vogliamo invece tornare a interrogarci sulla qualità del nostro vivere, sul rispetto che anche nei rapporti economici, negli investimenti e nei consumi abbiamo di noi stessi e degli altri. Abbiamo una precisa responsabilità nei confronti delle generazioni future, di lasciare loro una terra abitabile, un mondo più umano e solidale. Ciascuno deve impegnarsi a rivedere i propri stili di vita, ma è imprescindibile l’esigenza che anche la politica faccia la sua parte».

Nell'occasione, è stata approvata all'unanimità dall'Assemblea Federale una dichiarazione che esprime tutto il disappunto nei confronti del decreto con cui «vengono soppresse le tariffe agevolate postali per tutta l’editoria libraria, quotidiana e periodica», auspicando «che il Governo ritiri il Decreto, o che trovi forme opportune per venire incontro alle esigenze dei soggetti coinvolti».

Sul sito www.fuci.net il testo completo delle tesi congressuali e della dichiarazione in merito al decreto sulle tariffe agevolate postali del 31 marzo 2010.

Roma, 27 aprile 2010

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Che altro c'è da aggiungere riguardo al Congresso? è stata una esperienza bellissima, non ci sono parole per descriverla..quindi ringrazio tutti per aver partecipato e invito a continuare così perchè la nostra forza sta proprio in questo entusiasmo(abbiamo vinto il premio "giovani promesse" no?). E' partecipando a incontri come questo che possiamo capire veramente cosa significa essere fucini e possiamo vivere al massimo un'esperienza come questa che ci riempie di gioia e ci aiuta a maturare sotto tutti i punti di vista.
Serena Capodicasa

martedì 20 aprile 2010

Riguardo al Congresso..

Oggetto: GIOVEDI' INIZIA IL 60° CONGRESSO NAZIONALE FUCI
COMUNICATO STAMPA


DAL 22 AL 25 APRILE A PIACENZA
60° CONGRESSO NAZIONALE FUCI


Tra due giorni si apriranno i lavori del 60° Congresso Nazionale FUCI che avrà luogo dal 22 al 25 aprile a Piacenza sul tema “Un'economia per l'uomo. Quali sfide per il futuro?”. Circa 200 studenti universitari provenienti da tutta Italia si ritroveranno nella città emiliana per riflettere e discutere sulla attuale situazione del sistema economico e sulle prospettive future.

La sessione inaugurale di giovedì 22, intitolata “Crisi economica: cause e prospettive”, avrà inizio alle ore 17 presso Palazzo Gotico con la relazione introduttiva a cura della Presidenza Nazionale FUCI, la prolusione di Tommaso Padoa-Schioppa, già Ministro dell'Economia e delle Finanze dal 2006 al 2008, e gli interventi del gesuita p. Georg Sans, docente di Storia della filosofia contemporanea presso la Pontifica Università Gregoriana, e Marco Vivarelli, ordinario di Politica Economica presso la sede di Piacenza dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.

I lavori proseguiranno nella giornata di venerdì 23 alle 9,30 presso l'Auditorium Mazzocchi dell'Università Cattolica con la conferenza dal titolo “Sperimentare nuovi stili di vita”. Interverranno Leonardo Becchetti, ordinario di Economia Politica presso la Facoltà di Economia dell'Università di Roma “Tor Vergata” e Presidente Nazionale del CVX, e Alberto Fantuzzo, Presidente del Comitato Nazionale Agesci, già responsabile di Banca Etica. Nella mattinata si svolgeranno poi i laboratori.

Nel pomeriggio dalle 16, sempre presso l'Auditorium Mazzocchi, si terrà la tavola rotonda dal titolo “Un'economia per l'uomo. Quali sfide per il futuro?”. Interverranno Ettore Gotti Tedeschi, Presidente dello IOR (Istituto per le Opere di Religione), Luigino Bruni, docente di Economia Politica presso la Facoltà di Economia dell'Università di Milano-Bicocca, Angelo Ferro, Presidente Nazionale dell'UCID (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti), e Oscar Giannino, vicedirettore di Mercati & Finanza. Modererà Gennaro Ferrara, giornalista di Tv 2000.

Sabato e domenica saranno maggiormente dedicati alla vita della Federazione, con l'Assemblea Federale che avrà luogo nel suggestivo scenario di Palazzo Farnese. Sarà quello il momento durante il quale si discuteranno le linee guida della Federazione e in particolare durante il quale saranno votate le tesi congressuali e le mozioni che indirizzeranno l'impegno e il cammino della FUCI per il prossimo anno.

Per quanto riguarda i momenti di spiritualità venerdì 23 aprile alle 8,45 don Armando Matteo, Assistente Nazionale FUCI, presiederà le lodi presso la cappella dell'Università Cattolica. Sabato 24 aprile alle 11, presso la chiesa di Sant'Antonino, mons. Giuseppe Busani, vicario episcopale per la Pastorale della Diocesi di Piacenza-Bobbio, guiderà la lectio divina sul tema “Una impresa dalla fine tragica, un canto dagli inizi promettenti”. Infine domenica 25 aprile alle 8.45 presso la Chiesa di San Sisto Mons. Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio, presiederà la celebrazione eucaristica a conclusione dei lavori congressuali della FUCI.

Roma, 20 aprile 2010



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venerdì 16 aprile 2010

Incontro di giovedì 8 aprile e 15 aprile

BENEDETTO XVI – Caritas in veritate (2009)

1 – Introduzione

2 – I Il messaggio della “Populorum progressio”

3 – II Lo sviluppo umano nel nostro tempo

4 – III Fraternità, sviluppo economico e società civile

5 – IV Sviluppo di popoli, diritti e doveri, ambiente

6 – V La collaborazione della famiglia umana

7 – VI Lo sviluppo dei popoli e la tecnica

8 – Conclusione

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1 – carità nella verità => forza propulsiva per il vero sviluppo della persona e dell’umanità.

Ciascuno trova il suo vero bene aderendo al progetto che Dio ha su di lui.

Un individuo aprendosi alla verità fa delle scelte ed è veramente libero.

Senza la verità la carità scivola nel sentimentalismo

2 – Il bene viene dalle Istituzioni?

L’uomo tende all’infinito, ma specialmente oggi, si ripiega nel finito.

Lo sviluppo deve rispettare l’uomo.

I processi economici e sociali devono avere esiti umani.

3- sviluppo =>bene

sv. economico :partecipazione di tutti al processo economico

sv. sociale: evoluzione verso società istruite e solidali

sv. politico: democrazia, libertà e pace

eclettismo culturale: le culture sono considerate sullo stesso piano

appiattimento culturale: omologazione degli stili di vita

4- L’uomo è artefice e responsabile dello sviluppo.

(Federico Favali)

Nella discussione a seguito della presentazione ci siamo posti il problema di come ai nostri tempi sia diffusa l'indifferenza e ciascuno sia portato a pensare solo al proprio bene. Inoltre c'è tanta corruzione anche a livello culturale, si tende sempre a seguire la massa senza cercare di sviluppare la nostra identità, di migliorarci e ritornando sempre al discorso dell'indifferenza, dovremo imparare a guardarci intorno ed essere più altruisti cercando di pensare un pò anche agli altri.
(Serena Capodicasa)

giovedì 15 aprile 2010

Comunicato stampa sul Congresso a Piacenza

Dal 22 al 25 aprile a Piacenza 60° Congresso Nazionale FUCI


Mancano pochi giorni all'apertura dei lavori del 60° Congresso Nazionale FUCI che avrà luogo a Piacenza dal 22 al 25 aprile a Piacenza sul tema “Un'economia per l'uomo. Quali sfide per il futuro?”. Circa 200 studenti universitari provenienti da tutta Italia si ritroveranno nella città emiliana per riflettere e discutere sulla attuale situazione del sistema economico e sulle prospettive future.

«Vorremmo con il nostro Congresso - affermano Sara Martini ed Emanuele Bordello, Presidenti Nazionali della FUCI - far interagire la novità dell'incontro con Cristo Risorto che ci invita a cambiare la nostra vita, con una delle sfide più urgenti del nostro tempo, segnato dalla crisi economica e da crescenti squilibri ed ingiustizie sul piano mondiale. La crisi è uno scenario che non si può ignorare. Non basta dire che è passata: bisogna vedere quali sono le sue effettive dimensioni, in che misura si fa ancora sentire, quali sono le sue cause, quali sono i suoi risultati sociali, quali compiti essa ci indica come urgenti. Non possiamo non affrontare queste domande, se intendiamo vivere il presente con quello sguardo vigilante e responsabile che abbiamo sempre rivendicato».

La sessione inaugurale di giovedì 22, intitolata “Crisi economica: cause e prospettive”, avrà inizio alle ore 17 presso Palazzo Gotico con la relazione introduttiva a cura della Presidenza Nazionale FUCI, la prolusione di Tommaso Padoa-Schioppa, già Ministro dell'Economia e delle Finanze dal 2006 al 2008, e gli interventi del gesuita p. Georg Sans, docente di Storia della filosofia contemporanea presso la Pontifica Università Gregoriana, e Marco Vivarelli, ordinario di Politica Economica presso la sede di Piacenza dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.

I lavori proseguiranno nella giornata di venerdì 23 alle 9,30 presso l'Auditorium Mazzocchi dell'Università Cattolica con la conferenza dal titolo “Sperimentare nuovi stili di vita”. Interverranno Leonardo Becchetti, ordinario di Economia Politica presso la Facoltà di Economia dell'Università di Roma “Tor Vergata” e Presidente Nazionale del CVX, e Alberto Fantuzzo, Presidente del Comitato Nazionale Agesci, già responsabile di Banca Etica. Nella mattinata si svolgeranno poi i laboratori.

Nel pomeriggio dalle 16, sempre presso l'Auditorium Mazzocchi, si terrà la tavola rotonda dal titolo “Un'economia per l'uomo. Quali sfide per il futuro?”. Interverranno Ettore Gotti Tedeschi, Presidente dello IOR (Istituto per le Opere di Religione), Luigino Bruni, docente di Economia Politica presso la Facoltà di Economia dell'Università di Milano-Bicocca, Angelo Ferro, Presidente Nazionale dell'UCID (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti), e Oscar Giannino, vicedirettore di Mercati & Finanza. Modererà Gennaro Ferrara, giornalista di Tv 2000.

Sabato e domenica saranno maggiormente dedicati alla vita della Federazione, con l'Assemblea Federale che avrà luogo nel suggestivo scenario di Palazzo Farnese. Sarà quello il momento durante il quale si discuteranno le linee guida della Federazione e in particolare durante il quale saranno votate le tesi congressuali e le mozioni che indirizzeranno l'impegno e il cammino della FUCI per il prossimo anno.

Per quanto riguarda i momenti di spiritualità venerdì 23 aprile alle 8,45 don Armando Matteo, Assistente Nazionale FUCI, presiederà le lodi presso la cappella dell'Università Cattolica. Sabato 24 aprile alle 11, presso la chiesa di Sant'Antonino, mons. Giuseppe Busani, vicario episcopale per la Pastorale della Diocesi di Piacenza-Bobbio, guiderà la lectio divina sul tema “Una impresa dalla fine tragica, un canto dagli inizi promettenti”. Infine domenica 25 aprile alle 8.45 presso la Chiesa di San Sisto Mons. Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio, presiederà la celebrazione eucaristica a conclusione dei lavori congressuali della FUCI.

Roma, 15 aprile 2010



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venerdì 26 marzo 2010

Incontro di giovedì 25 marzo

L’amore per la società e per la polis
L’esempio di GIORGIO LA PIRA


Giorgio La Pira nasce a Pozzallo, nel sud della Sicilia, il 9 gennaio 1904.Diplomatosi in ragioneria nel 1921, La Pira viene convinto dal suo insegnante di italiano, Federico Rampolla Del Tindaro, a proseguire gli studi. Consegue la maturità e si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza. Conosce monsignor Mariano Rampolla Del Tindaro, fratello di Federico, che diviene sua guida in una intensa vita spirituale.
Nel 1924, durante la Messa di Pasqua succede qualcosa che lo porta a consacrare la vita a Dio. È il giorno che i biografi indicano come data della sua conversione. La Pira dunque decide di consacrarsi a Dio: il suo desiderio però è di svolgere il suo apostolato nel mondo. In "lettera alla zia Settimia" afferma:"la finalità della mia vita è nettamente segnata: essere nel mondo il missionario del Signore: e quest'opera di apostolato va da me svolta nelle condizioni e nell'ambiente in cui il Signore mi ha posto.”
Il giovane Giorgio La Pira arriva a Firenze nel 1926, seguendo il professore con cui sta preparando la tesi in storia del Diritto Romano. Viene per laurearsi, e ci rimarrà tutta la vita. A Firenze La Pira studia, insegna, partecipa alle attività caritative della San Vicenzo de'Paoli.
Nel frattempo, rinnova l’adesione al Terz’ordine Domenicano, e sceglie come abitazione una cella nel convento di San Marco. Qui resterà fino a che la tendenza a ammalarsi di bronchite non lo costringerà a trasferirsi; ma tornerà spesso a pregare e a condividere la mensa con i frati. Il desiderio di consacrarsi a Dio lo porta anche ad essere tra i fondatori, nel 1928, dell’Istituto dei Missionari della Regalità di Cristo, voluto da padre Agostino Gemelli, un istituto secolare presso il quale prenderà i voti di povertà, obbedienza, castità.
È proprio dagli impegni di carità che nascerà la passione per La Pira per la politica che per lui è un modo più efficace per fare del bene. La Chiesa da tempo aveva capito che il crollo del regime fascista era vicino e si doveva preparare una classe politica nuova, in grado di diventare protagonista nella ricostruzione della società: il giovane La Pira occupa un ruolo importante.
La Pira partecipa agli incontri clandestini che sin dal 1940 si svolgono a Milano, nell’ambito dell’Università Cattolica, insieme a Giuseppe Dossetti, Giuseppe Lazzati, Amintore Fanfani. In quegli stessi anni, viene invitato spesso ai raduni del Movimento Laureati Cattolici e della FUCI ; quando, nel 1943, a seguito di questa intensa attività viene redatto il “Codice di Camaldoli” vero e proprio manifesto di impegno politico elaborato da intellettuali e studiosi cattolici, La Pira figura ufficialmente tra gli esperti consultati per la stesura del documento.
Nel 1939 fonda la rivista “Principi”, sulle cui pagine difende in maniera coraggiosa il valore della persona umana e la libertà e che viene soppressa dal regime fascista. Nel periodo delle persecuzioni razziali si dedica anche ad aiutare famiglie di ebrei a nascondersi nei conventi.
In questo periodo tiene corsi di dottrina sociale all’università Lateranense nei quali La Pira sottolinea l’urgenza, per i laici cristiani, di passare dalla preghiera all’impegno sociale: nasce “La nostra vocazione sociale”.
All’interno della Costituente, La Pira fece parte della prima sottocommissione, quella che scrisse i “Principi fondamentali”. Fu tra gli artefici del dialogo tra gli esponenti cattolici (tra gli altri Giuseppe Dossetti, Giuseppe Lazzati, Amintore Fanfani, Aldo Moro) e i rappresentanti di altre correnti ideologiche (i socialisti Lelio Basso e Piero Calamandrei, il comunista Palmiro Togliatti).
In Parlamento, insieme a Fanfani, Dossetti, Lazzati, compone il gruppo dei “professorini”: intransigenti nel porre come priorità assolute le questioni sociali e la lotta alla disoccupazione, sono spesso in contrasto con i vertici del governo e della Dc.
Come sottosegretario al lavoro nel primo governo De Gasperi, La Pira si trovò spesso a svolgere un difficile ruolo di mediatore in aspre battaglie, tra sindacati agguerriti, industriali non disposti a cedere e i ministri del bilancio e delle finanze poco inclini alla trattativa.
Seguendo gli economisti inglesi Keynes e Beveridge, La Pira indica, come obiettivo fondamentale dell’azione politica, la “piena occupazione”: dare lavoro a tutti non è un miraggio, ma un obiettivo possibile. La politica doveva rispondere, diceva La Pira, alle “attese della povera gente”: proprio questo è il titolo di un suo famoso articolo, che suscitò un profondo dibattito.
Nel 1951 La Pira accetta, a seguito di forti pressioni esercitate anche da autorità religiose, di fare il Capolista per la Democrazia Cristiana nelle elezioni amministrative del 10 e 11 giugno. Decisivo per l’accettazione il progetto di dare una risposta concreta e globale alle emergenze nuove della politica soprattutto dopo l’esperienza di governo che seguì quella alla Costituente. In seguito alla vittoria della coalizione quadripartita (DC, PLI, PRI, PSDI), La Pira, cui erano andate oltre 19000 preferenze, viene eletto per la prima volta Sindaco di Firenze, prendendo il posto di Mario Fabiani, che aveva guidato nei quattro anni precedenti una giunta di sinistra. La Pira trova a Firenze il terreno più adatto in cui svolgere il suo impegno politico. La città diventa il laboratorio in cui mettere in pratica le sue idee, rivolgendo il suo impegno ai problemi concreti della povera gente.
Il nodo più drammatico da sciogliere è quello emergenza casa. La Pira è preoccupato per l’aumento degli sfratti: vara un programma di edilizia pubblica (le “case minime”) e, per fronteggiare l’emergenza, chiede ad alcuni proprietari immobiliari di affittare temporaneamente al Comune una serie di appartamenti vuoti. A seguito delle risposte negative, ordina la requisisizione degli immobili .
Da sindaco, Giorgio La Pira non ha trascurato lo sviluppo industriale, commerciale, finanziario di Firenze.Tra le tante cose realizzate sotto la sua amministrazione, la Centrale del Latte, il Mercato ortofrutticolo di Novoli, la rete delle farmacie comunali, la ricostruzione dei ponti distrutti dai nazisti, il quartiere dell’Isolotto.
Ma il “pezzo” di economia fiorentina e nazionale a cui La Pira ha legato per sempre il suo nome è senza dubbio la Pignone.La Pignone si era ingrandita nel periodo bellico producendo armi. Dopo la guerra aveva tentato di riconvertirsi nel campo dei telai tessili, ma con poco successo. La società proprietaria, la Snia Viscosa, aveva già ridotto il personale: quando, nel novembre 1953, annunciò la chiusura degli stabilimenti, gli operai occupano la fabbrica e La Pira si schiera pubblicamente dalla loro parte. Non solo per difendere il diritto al lavoro ma con una chiara strategia per l’economia della città. Con gli operai, nasce l’idea di utilizzare negli impianti di estrazione del petrolio le turbine prodotte dall’azienda.
Questa, specializzandosi in questo tipo di produzione, avrebbe potuto diventare strategica per l’Eni di Mattei, che era in grande espansione grazie ai contatti (anche questi stimolati dall’azione di La Pira) con i paesi arabi.Dopo una lunga trattativa, il 9 gennaio 1954 l’accordo viene firmato e per la Pignone (diventata “Nuovo Pignone”) inizia una stagione di grande crescita. La fama di questo singolare personaggio, che i fiorentini chiamano ormai il “sindaco santo”, giunge presto anche all’estero.Per la sua attività, La Pira riceve però anche attacchi di ogni tipo. Viene accusato di fare il gioco dei comunisti; il giornale fiorentino La Nazione lo attacca quotidianamente, lo chiamaAlle elezioni comunali del 1956 La Pira, per quanto osteggiato dai poteri forti, riscuote un grande sostegno popolare.Però la nuova legge elettorale rende più instabile la maggioranza: La Pira è eletto sindaco ma dopo un anno deve lasciare la guida del Comune a un commissario prefettizio. Alle elezioni comunali, nel 1960, sarà di nuovo il più votato e guida la sua terza amministrazione, dal 1961 al 1965, sostenuto da una coalizione DC-PSDI-PSI. La costruzione di 17 nuove scuole, la sistemazione dell’acquedotto, il varo del nuovo piano regolatore, la valorizzazione dell’artigianato fiorentino e del Maggio musicale, sono i punti intorno ai quali si concentra il suo programma.Contemporaneamente si accompagna il periodo conciliare e la speranza della distensione internazionale .Alle nuove elezioni ottiene ancora un notevole successo, ma il clima politico è ormai deteriorato: in un telegramma al segretario della DC Mariano Rumor e al Primo Ministro Moro La Pira denuncia le trame con cui, nelle segreterie dei partiti e nei “salotti” cittadini, si lavora per mettere fine alla sua singolare esperienza di sindaco. In un celebre discorso pronunciato nel 1954 a Ginevra sul “valore delle città” La Pira affermò il diritto delle città a sopravvivere e quindi il dovere degli amministratori di operare per la pace.
Negli anni della guerra fredda convocò a Firenze i Convegni per la pace e la civiltà cristiana , e poi i Colloqui mediterranei. Il punto di partenza era quello della inadeguatezza della guerra a risolvere i conflitti e della inevitabilità del negoziato: l’unica strategia capace di governare l’epoca della decolonizzazione e della presa di coscienza della fondamentale comunanza di destino dei popoli In questa strategia rientrano anche i gemellaggi di cui La Pira si fece promotore, creando legami tra Firenze e le città di tutti i continenti.Andò a Mosca nel 1959, primo politico occidentale non comunista a varcare la “cortina di ferro”: un’esperienza importante che lo vide anche al Cremlino, dove non ebbe timori a sollevare il problema dell’ateismo di stato.Quello a Mosca è solo uno dei suoi tanti viaggi volti ad abbattere i muri, costruire ponti coerentemente con l’ipotesi di fondo (storica e teologica) dell’unità della famiglia umana.Uno dei più delicati fu quello in Viet Nam dal quale riportò una offerta di trattative che avrebbe potuto evitare anni di inutile sanguinosa guerra. Altri viaggi importanti li fece in Medio Oriente: non ci potrà essere pace nel mondo, diceva, finché non ci sarà pace tra cristiani, ebrei, musulmani, quella che lui chiamava la “triplice famiglia di Abramo”.
Dopo il 1965, pur non essendo più sindaco di Firenze, La Pira rimane al centro di mille contatti internazionali: come presidente della Federazione delle Città Unite viene invitato a tenere discorsi e conferenze in tutto il mondo.Si impegna attivamente per la pace e il disarmo e per la distensione in Europa.Parallelamente, si adopera all’interno della Chiesa per il dialogo ecumenico e la responsabilizzazione del laicato. E anche la politica nazionale lo chiama a nuovi impegni. La Pira è in prima linea nelle battaglie per il referendum sull’aborto e sul divorzio e difende con forza il valore della vita, della persona, della famiglia.
Nel 1976, in un clima teso in cui le prospettive di dialogo tra le forze di progresso italiane rischiano, a suo parere, di immiserirsi in puri tatticismi la Democrazia Cristiana gli chiede nuovamente di candidarsi. È eletto deputato, ma la sua salute peggiora gravemente.
Giorgio La Pira muore il 5 novembre 1977.
Il giorno dopo, la salma viene esposta in San Marco: i fiorentini si riversano in massa a salutare il “sindaco santo”, mentre da tutto il mondo arrivano personalità della politica e della cultura, uomini di ogni nazione e religione.
Il 7 novembre, i funerali: in Duomo, il cardinal Benelli afferma: “Nulla può essere capito di Giorgio La Pira se non è collocato sul piano della fede”.

Lorenzo Banducci